Meno ricoveri e più risparmio. Basta essere aderenti.
Il 50% dei pazienti europei affetti da ipertensione arteriosa o ipercolesterolemia abbandona o riduce la somministrazione terapeutica. Gli studi epidemiologici dimostrano che l’abbandono precoce della terapia ipotensiva è molto diffuso tra gli Italiani, circa il doppio degli svedesi. Problema serio nel nostro paese per i costi sociali di tale comportamento. Ogni anno in Italia si verificano 250mila casi di ricoveri ospedalieri per infarto del miocardio e ictus cerebrale. Potrebbero essere evitati migliaia di casi d’infarto, ictus con un miglior controllo della pressione arteriosa, del diabete di tipo 2. Se non ci fosse il “fai da te” il tasso di ospedalizzazione d’infarto e ictus, si ridurrebbe del 13% con un bel taglio ai capitoli di spesa sanitaria, assistenziale e previdenziale (meno giornate di lavoro perse, meno indennizzi per esiti invalidanti). Il raggiungimento del “target” per i pazienti affetti da ipercolesterolemia, con trattamenti farmacologici e corretti stili di vita, ridurrebbe del 15% la possibilità di ospedalizzazione per infarto del miocardio. Riduzioni dello stesso ordine di grandezza sono attese per la terapia farmacologica del diabete di tipo 2. Necessità, quindi, di implementare nella popolazione il concetto di “Aderenza alla terapia”. E’ quanto emerso dalla recente audizione, 12 novembre, al Senato della Repubblica, promossa dalla Consulta delle Società scientifiche per la riduzione del rischio cardiovascolare.
Per combattere questo comportamento anomalo è necessaria una migliore comunicazione tra medico e paziente. La somministrazione farmacologica temporanea non porta mai alla guarigione, come nel caso di una malattia infettiva. Il farmaco è visto come un mezzo per raggiungere la guarigione e basta aver la sensazione di star meglio per non ritenerlo, impropriamente, più necessario. Al contrario Il trattamento dovrà essere continuo e duraturo; eventuali modifiche solo su proposta del medico di fiducia.
Bari 13 novembre 2013