Molti dietologi hanno per anni considerato il fruttosio, un monosaccaride chetonico, una valida alternativa al glucosio, nei programmi di educazione alimentare finalizzati alla prevenzione del diabete, dell’obesità e dell’arteriosclerosi. Quanti di noi non hanno considerato il fruttosio, il “dolcificante non ingrassante” durante la rituale degustazione di un caffè espresso al bar. Adesso certe certezze sono seriamente messe in discussione. L’analisi dei dati di un recente studio della Yale University School of Medicine ha dimostrato che gli alimenti contenenti fruttosio in gran quantità favoriscono l’aumento di peso. La ricerca, riportata da My Health News Daily, ha visto coinvolte venti persone, con peso normale, che si sono sottoposte a risonanza magnetica prima e dopo l’assunzione di bevande ricche di fruttosio. Il gruppo che aveva consumato fruttosio presentava una diminuzione dell’attività nell’ipotalamo sede nell’encefalo della regolazione dell’appetito. Il fruttosio altera la risposta del nostro organismo alla leptina, ormone che come un interruttore, è responsabile del ritardo allo spegnersi dello stimolo della fame. Questa funzione è mediata, come dimostrato sulle cavie in laboratorio, da un aumento del valore ematico dei trigliceridi secondario all’eccesso di assunzione di fruttosio.
Risultato il fruttosio inganna il cervello, si ha più fame, si mangia di più e s’ingrassa.
Bari 8/01/2013