Intervista colloquio Tutto Sanità N° 165 Dicembre 2014

ASSISTENZA

“Un approccio multidisciplinare e iperspecialistico, valorizzando e motivando le risorse umane a disposizione, nell’interesse del cittadino utente”

A colloquio con Riccardo Guglielmi, Direttore della Cardiologia ospedaliera del Policlinico di Bari

Grosse doti umane e professionali che si riverberano sia nei rapporti con i suoi collaboratori che con i pazienti. E’ questo in estrema sintesi il tratto distintivo che contraddistingue il dott. Riccardo Guglielmi, Direttore dall’1 settembre 2013 della Cardiologia ospedaliera dell’Azienda ospedaliera universitaria Policlinico di Bari. Questa metodologia di conduzione connessa a una forte connotazione volta alla umanizzazione delle cure oltre che ad alcune innovazioni, come quella di eliminare le visite di reparto con codazzo di assistenti, hanno consentito nell’arco di breve tempo di far convergere molti consensi sulla struttura da lui diretta. In particolare con riferimento alle aspettative dei pazienti (il capitale sociale del Servizio sanitario) che hanno avuto modo di riscontare professionalità, dedizione e calore umano rispetto a patologie spesso dure e delicate, anche con riferimento alla fase post ospedaliera. Il dott. Guglielmi andrà in pensione dall’1 marzo 2015

 Gli abbiamo rivolto alcune domande volte ad illustrare in modo più organico la sua attività e, soprattutto, la metodologia operativa che ne è alla base.

Su cosa occorre puntare per ottenere risultati efficaci ?

“Per ottenere risultati positivi in una Unità Operativa Complessa che produce prestazioni sanitarie di alta qualità non è più sufficiente saper prendere decisioni giuste o adottare strategie elaborate per diagnosi e cure. Ciò che serve è possedere una perfetta conoscenza dell’ambiente che ci circonda. E’ solo con gli anni che si possono acquisire gli elementi valutativi per potersi integrare in una realtà multidisciplinare e iperspecialistica, valorizzando e motivando le risorse umane a disposizione. Competenza, umanizzazione e valorizzazione sono in sintesi le strategie vincenti, la tattica va elaborata caso per caso ma va adattata sul campo”.

Quali sono in sintesi i risultati positivi conseguiti ?

“Sono essenzialmente cinque:

1. Risoluzione dei problemi di coloro che chiedono aiuto alla nostra struttura, negli ambulatori e nella degenza;

2. Fornire prestazioni di qualità con umanizzazione delle cure;

3. Formazione e accrescimento culturale degli operatori;

4. Migliorare e rendere efficace le modalità di comunicazione;

5. Raggiungimento degli obiettivi aziendali.”

Su cosa ha basato la gestione delle risorse umane ?

“Più facile di quello che normalmente si sente dire. Bisogna avere molta pazienza ma il risultato finale deve essere consenso del gruppo e approvazione dei superiori. Per ottenere questo risultato adotto sempre uno stile personale di comportamento diretto e chiaro senza alcuna ipocrisia di facciata. Ho la fortuna di avere risorse umane di qualità e spessore, a me solo il compito di formare e dirigere un’orchestra che suoni a tempo e produca armonia. Dal primo momento ho cercato di formare una squadra, unita per raggiungere la meta e moltiplicare i risultati. Motivazione, delega, incoraggiamento, copertura medico legale: questi sono gli elementi di tattica che adotto quotidianamente”.

Come ha motivato i componenti della sua squadra?

“Creando subito una gerarchia che parta dal concetto democratico che chi lavora in questa unità, dagli addetti alle pulizie ai colleghi interventisti, svolge un ruolo indispensabile e importante per il raggiungimento del risultato. Ho voluto subito implementare la coscienza di far parte di un grande gruppo che è inserito paritariamente nella più grande realtà sanitaria regionale. Non potendo dare benefici economici o di carriera abbiamo condiviso la creazione di gruppi operativi, emodinamica, elettrofisiologia, ecocardiografia degenza e ambulatori. Ogni gruppo ha democraticamente eletto il suo leader che si interfaccia con me. Tutti i dirigenti medici, anche i più giovani, hanno incarichi di alta professionalità. Infine la soluzione di problematiche complesse diagnostiche e gestionali è definita in modo collegiale”.

Lei, pur essendo molto presente, non segue lo schema classico della visita del reparto con tutto il “codazzo degli assistenti”

“La qualifica di Assistente, che la mia generazione ha vissuto, per fortuna è solo un ricordo. Alla visita tradizionale preferisco un breve breafing , magari sorseggiando un caffè, all’inizio e alla fine delle attività. Il mio deve essere solo un ruolo di coordinamento tra i vari gruppi per aumentare la produttività e aggiungere qualità, efficienza ed efficacia, in parole povere rendimento. Da clinico, ancora innamorato della professione, non mi sottraggo da offrire il mio bagaglio di esperienza e competenza ai colleghi e ai pazienti. Il prof. Colonna mi ha insegnato che è la funzione che fa l’uomo, a me il compito di graduare le funzioni delegando in modo appropriato. Facciamo parte di un sistema. Tutti i miei collaboratori sanno che possono contare su di me in ogni momento, anche in caso di assenza materiale”.

Nella cardiologia ospedaliera del Policlinico di Bari si avverte molto un clima amicale e di umanizzazione. Come nasce ?

“Per chi come noi ha posto al primo posto il soggetto assistito, in un alto contesto di specializzazione e tecnologia, il valore aggiunto da dare non poteva essere altro che l’umanizzazione delle cure. Ci sforziamo di mettere a proprio agio i degenti e i loro familiari adottando livelli di comunicazione adeguati alle circostanze. La verità, anche se dura come è di frequente nelle malattie cardiovascolari, non è mai nascosta. Altro aspetto che ci caratterizza è quello di non fermarsi alla degenza ospedaliera. Il paziente non deve essere abbandonato nel ritorno a casa. Abbiamo potenziato la riabilitazione, il follow-up delle patologie e gli ambulatori dedicati. Siamo consapevoli che potremmo fare di più nell’interesse del cittadino utente”.

La sua Cardiologia è solo lavoro ?

“Assolutamente no. La squadra è grande se lo spogliatoio è in armonia. Sappiamo inventarci momenti di aggregazione, di gioia e di spiritualità. Per esempio festeggiamenti per ricorrenze, celebrazioni di Santa Messa. Sono momenti che cementano lo spirito di gruppo lontani dalle tensioni lavorative, che cerco sempre di stemperare anche con una dose di sano umorismo”.

Cosa apprezza di più in questo periodo di sua direzione ?

“Come dirigente sto apprezzando il consenso che proviene dai collaboratori e l’approvazione dei superiori, direzione sanitaria e generale. Sono anche molto felice per gli apprezzamenti provenienti dal mondo accademico, dalla cittadinanza e dalla stampa locale”.

Con una persona diretta come lei la domanda finale è d’obbligo. Si sente un primario legato alla sua poltrona ?

“Non è di circostanza se subito le dico no. A livello personale sono molto onorato di essere a capo di una Cardiologia pubblica così prestigiosa. Spero che questo modello gestionale, di cui ho la presunzione di arrogarmi la paternità, sia ripreso e migliorato da chi mi sostituirà. Io spero solo che il prossimo direttore della Cardiologia Ospedaliera “Luigi Colonna” abbia la perfetta conoscenza dell’ambiente che lo circonda e che senta il dovere di lavorare con onore”.

Per congedarci: cosa si prova ad essere il capo di una unità operativa complessa come la Cardiologia Ospedaliera del Policlinico di Bari ?

“Non ho esitazione a rispondere ORGOGLIO, molto orgoglio, anche perché sono molto orgoglioso delle donne e degli uomini del mio gruppo”.

Fonte  Numero 165 i Dicembre 2014 di Tutto Sanità pag.12-14

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