Domenica 4 dicembre presso la Sala Cortenova a Casamassima si sono dati appuntamento i soci e le famiglie di 3 associazioni di volontariato, Ala Azzurra, AMA Cuore Bari, e Fratres, tutte unite dal “fil rouge” della solidarietà e dell’impegno sociale a difesa delle persone malate nella nostra comunità metropolitana. I volontari di Fratres sono impegnati nella donazione del sangue il vero “oro rosso” che salva tante vite nei nostri ospedali. Ala Azzurra offre alla comunità quel servizio trasporti infermi con ambulanza e infine AMA Cuore diffonde la cultura della prevenzione e dell’Auto Mutuo Aiuto ai cardiopatici.
Oltre 200 persone che hanno trascorso insieme la domenica in famiglia, all’insegna del buon cibo e della sana allegria. I Presidenti delle Associazioni hanno sottolineato la forza del volontariato nel dare aiuto agli anziani e a chi soffre senza distinzione di censo, politica e religione. Anche durante la pandemia COVID non è mancato il loro contributo. L’assenza della Politica rende i volontari liberi e felici di donare bene e amore.
Francesco Pastanella, presidente di AMA Cuore, nelle consolidate vesti di Babbo Natale, ha portato il sorriso e la gioia dell’imminente Natale. La pandemia in queste persone ha rafforzato la convinzione che l’amore verso il prossimo è il carburante ecosostenibile che non inquina e rende gli uomini migliori. Muri e frontiere devono essere risorse di aggregazione e integrazione. Questo è lo spirito che unisce i volontari delle 3 associazioni.
Integrazione Ospedale Territorio negli ammalati cronici. L’arma vincente nella lotta alla cronicità.
Giovedì 30 giugno, inizio ore 17.30 si è svolta nell’Aula magna dell’Università LUM, Casamassima Bari, la cerimonia di presentazione del corso “Organizzazione e gestione infermieristica delle cure palliative e pediatriche territoriali” riservato a 30 infermieri; un percorso didattico formativo di Assistenza Ospedale – Territorio. Una mano d’aiuto agli anziani con patologie croniche, cardiopatici, neoplasici, bronco-pneumopatici e a soggetti di età pediatrica oncologici.
Dopo gli onori alle bandiere finalità e gli aspetti tecnici sono stati presentati dai relatori invitati. Il corso è stato promosso dal Rotary di Acquaviva – Gioia del Colle e dalla LUM.
“Nello spirito di service il Rotary – giuste parole del suo Presidente Vito Pappalepore – è riuscito, grazie alla disponibilità dei docenti dell’associazione e affiliati, a ridurre al minimo i costi di iscrizione. Previsto un programma formativo della durata di 50 ore con lezioni frontali e a distanza di minimo 5 ore, tutte registrate e rivedibili su un sito dedicato”.
«Le Cure Palliative – ha precisato Giuseppe Nettis, Primario di Medicina interna a Mater Dei Hospital e Vice presidente della sezione Rotary – sono l’insieme degli interventi terapeutici, diagnostici e assistenziali rivolti alla persona malata e al suo nucleo familiare. Sono pazienti affetti dPresentazione corso Alta formazione LUM giugno 2022a malattie croniche, dalla prognosi peggiorativa ed evolutiva che necessitano di assistenza qualifica e umana»
Ultimi giorni di agosto e la vittoria sulla pandemia Covid sembra lontana. Con la variante delta, ormai predominante su tutto il territorio nazionale, il nostro nemico ha aumentato velocità di trasmissione, resistenza, aggressività e potenza di fuoco. Il caldo estivo non ha ridotto contagi, ospedalizzazioni, ricorso a cure intensive e decessi. L’arma più forte per una parziale prevenzione in questo momento è la vaccinazione, ma è necessario far presto per raggiungere la teorica percentuale del 90% e garantire l’immunità di gregge.
Il messaggio deve essere chiaro e forte. Se ti vaccini vivi
Il bollettino diffuso dal Ministero della Salute sull’emergenza Covid in Italia del 25 agosto evidenzia: 7548 nuovi casi su 244.420 tamponi e 59 morti. In calo i ricoverati, che oggi scendono a 4522 (-18). Di questi 499 sono in terapia intensiva (-5). Con i suoi 1409 contagi la Sicilia è ancora la regione con più nuovi casi nelle ultime 24 ore.
Non pensiamo al numero globale dei contagi. Siamo in fase endemica e prepariamoci alla convivenza con il virus. Ragioniamo sul fatto che i ricoverati in terapia intensiva, quelli per intenderci più a rischio di morire, sono per il 94% persone dai 40 anni in su che non si sono vaccinate o che hanno fatto solo la prima dose. Questo vuol dire, senza se e senza ma, che i non vaccinati rischiano e chi si vaccina vive.
Dalla corsa nei primi mesi di quest’anno ad accaparrarsi il vaccino anche con modalità poco trasparenti, assistiamo a un incremento di coloro che, a vario titolo, paure ingiustificate, fascino delle tante notizie spazzatura che circolano in rete, presunzione di “voglio prima capire” e decidere autonomamente o peggio tendenze di moda, non hanno ancora capito che vaccinarsi aumenta la probabilità di vivere. Questi non sono per fortuna tutti NO VAX.
Profilo del NO VAX
Individuo fanatico, presuntuoso e arrogante, che non accetta il dialogo. Uno stupido, che crede al complotto e non vuole contaminare il suo corpo con un farmaco innovativo anche se ampiamente studiato e validato. Frequenta fisicamente e virtualmente community di simili, attinge avidamente certezze, non dall’analisi di siti scientifici ma dalle tante fantasiose notizie spazzatura che circolano sul web (inoculazione di micro cip con il vaccino, cardiopatie post vaccinali con infermieri e medici minacciati e obbligati al silenzio). Preferirebbe “salire sul rogo”, ma non sono tanto sicuro, piuttosto che abiurare la propria sciocca convinzione. È in definitiva un poveretto che merita commiserazione e rieducazione. Il comportamento del NO VAX crea danni sanitari a sé e ai propri cari. Chi resta padrone delle proprie convinzioni va isolato ed escluso da qualsiasi integrazione sociale e lavorativa. Naturalmente chi non lavora non potrà pretendere remunerazione.
Altro discorso per gli indecisi, per chi ha paura, sui quali si deve intervenire con comunicazione efficace e persuasiva, contrastando la disinformazione. Chi vuole informarsi deve seguire i siti ufficiali, Ministero della salute, AIFA, EMA, Istituto superiore di sanità, non i social di moda. Forse non sarebbe male far indossare a queste persone le tute non traspiranti, i sistemi avanzati di protezione e far loro fare un “giro turistico” nelle terapie intensive che ospitano gli ammalati Covid intubati. Lo Stato con il suo Sistema sanitario garantisce la gratuità della vaccinazione. Conseguenza logica dovrà essere l’addebito dei costi di degenza in terapia intensiva, 3mila euro/di, a carico di chi non ha voluto vaccinarsi e si ricovera. Facciamo presto a convincere gli indecisi.
La vaccinazione non basta
Vaccinarsi è un dovere morale. È rispetto per sé e per la comunità. Egoisticamente è prendere a cuore se stessi, ma diventa un atto d’amore verso il prossimo. Ma non è sufficiente. Dobbiamo continuare con il distanziamento, evitare di assembramenti, usare la mascherina sempre al chiuso e all’aperto in caso di affollamento. L’aver contratto la malattia o l’essersi vaccinato non garantisce l’immunità se mancano comportamenti virtuosi.
Da #Andràtuttobene a #Sisalvichipuò
Nei primi giorni della chiusura totale, marzo 2020, i medici ospedalieri, impegnati in prima linea, postavano #Turestaacasa, #Iorestoinclinica e #AndràTuttoBene. Ora sono scoraggiati. Gli stessi amministratori pubblici sono schiavi della politica e dei sindacati. Sono ossessionati dal politicamente corretto e temano la magistratura. Il TAR Lazio recentemente ha accolto il ricorso retroattivo di un genitore contro l’obbligo dell’uso della mascherina a scuola in presenza. Provvedimento che darà il via a migliaia di istanze con l’esclusivo fine del risarcimento economico. Datori di lavoro, imprenditori, dirigenti scolastici hanno le mani legate. Tutto diventa cavillo interpretativo, burocrazia, in parole povere stupidità. Davanti ai tanti sforzi degli operatori sanitari, di comunità scientifiche nazionali e internazionali, è stata data voce e a persone non qualificate sul piano scientifico, mi riferisco a parlamentari, sindacalisti, giornalisti, che sbandierano astratti criteri di libertà, privacy, violazione dei diritti, nell’esclusivo interesse di aumentare i consensi, dimostrando così che il buon senso non è di casa dalle loro parti. Facciamo presto e non aspettiamo che i medici e gli infermieri, prima angeli poi demoni, lanciano il May Day o il #Sisalvichipuò
Il paese deve ripartire. Facciamo presto o sarà tutto inutile
Lavoro, sviluppo, formazione sono gli elementi valoriali per affrontare le nuove sfide del futuro. Basta con didattica e lavoro a distanza. Fabbriche, scuole, università, uffici del pubblico impiego, banche, addetti ai servizi, devono garantire servizi e produttività al passo dei tempi. Se mandiamo figli e nipoti a scuola pretendiamo che docenti e operatori scolastici siano vaccinati. Le badanti che assistono anziani fragili, non possono, di conseguenza, scegliere di non vaccinarsi. Scontato l’obbligo vaccinale per tutti gli operatori sanitari, bisogna fornire a presidi, datori di lavoro e a tutti coloro che gestiscono risorse umane a contatto con il pubblico l’elenco, aggiornato da sistemi informatici, dei vaccinati. Obbligatorietà di certificazione, green pass, per accesso a locali, trasporti pubblici, anche quelli urbani, musei, cinema, stadio, concerti, teatro. I gestori di servizi e tutto il personale addetto alla logistica deve avere il green pass. Non possono essere escluse le Forze dell’Ordine, l’idoneità al servizio non prevede la presenza di quelle poche patologie che consentono l’esonero dalla vaccinazione. Green pass senza vaccinazione, solo con tamponi antigenici, fast salivari anche giornalieri, non servono a nulla. L’unica certezza la dà il tempone molecolare che offre una validità di 48 ore. Ha i suoi costi che non dovranno essere a carico della collettività.
Mancano pochi giorni alla ripresa di settembre. Di conseguenza è inevitabile l’obbligo a chi non vuole vaccinarsi
Il nostro è un paese ricco di regole che sono rispettate e la cui disattenzione è sanzionata. Dobbiamo pagare le tasse, rispettare i limiti di velocità, dare conto alla morale e ai principi di rispetto, educazione e civiltà nei nostri comportamenti. Non dobbiamo gridare allo scandalo, né invocare la dittatura, in caso di obbligo di vaccinazione o di green pass.
Per l’emergenza della pandemia sono state trascurate le altre patologie, oncologiche e cardiovascolari. I posti letto sono sempre contenuti e le malattie non vanno in ferie. Soppresse molte riabilitazioni, cardiologiche e neuromotorie, interi reparti di Medicina sono stati trasformati in degenza Covid. Pochi medici e infermieri sono stati assunti con contratti a tempo. Facciamo presto. È urgente l’obbligo alla vaccinazione con Decreto ministeriale d’urgenza a firma del Capo del Governo che abbia immediata attuazione. Un regolare iter parlamentare, se va bene, potrà partorire una legge dopo 3 o 4 mesi quando le truppe del Generale Covid saranno state sostituite da nuove varianti Epsilon e Lamba ancora più aggressive delle precedenti. Occasione unica per aumentare la credibilità dei nostri amministrator pubblici. Un governo che agisce nell’interesse esclusivo della popolazione sarà considerato autorevole e non autoritario.
È Stefano Maurantonio, classe 67, pochi esami dalla laurea in ingegneria ambientale, il giovane imprenditore pugliese che ha saputo rianimare il farmaco scaduto. Proprietario e Direttore generale di Marefarm, azienda specializzata nella gestione di rifiuti speciali pericolosi e non, con tenacia e operosità ha creato un sistema impresa che dà lavoro a 40 persone. L’azienda è stata riconosciuta dal Ministero della Salute sito logistico di smaltimento per la tracciabilità del farmaco. Stefano è sempre in giro per l’Italia ma nel fine settimana ritorna a Bari per ricaricarsi di quelle energie positive che solo una sana famiglia sa trasfondere. Fortunate coincidenze ci hanno permesso di raggiungerlo e intervistarlo per offrire ai nostri lettori un modello positivo di successo imprenditoriale.
Marefarm è un’azienda leader nel settore della gestione e trattamento di tutte le tipologie di rifiuto che si trovano in farmacia e in generale nella filiera del farmaco, distributori intermedi, cooperative e industrie farmaceutiche. Tutto ciò che scade o esce dal processo di vendita, diventa un rifiuto ed è importante che venga trattato come tale. I nostri collaboratori, dopo attenta formazione, hanno acquisito professionalità, esperienza nel rispetto delle regole ministeriali e locali. Sono necessarie autorizzazioni specifiche nelle fasi di trasporto, stoccaggio e smaltimento. Solo in questo modo il farmaco può uscire dal processo di commercializzazione ed entrare in quello di smaltimento, senza incorrere in illeciti amministrativi e/o ambientali. Lo scaduto ritirato dalle farmacie confluisce nel nostro principale centro di stoccaggio autorizzato, sito in Abruzzo, a Moscufo in provincia di Pescara. Lo smaltimento avviene a Brescia in impianti di termovalorizzazione che creano energia per la comunità.
Quale è l’obiettivo aziendale
Presentare un modello organizzativo imprenditoriale in grado di offrire la migliore soluzione per il trattamento economico, normativo, fiscale ed ecologico del rifiuto speciale. Procedure in sistemi atti a creare una convenienza del servizio per tutti gli operatori coinvolti. La certificazione, attraverso riprova fotografica di prodotti ritirati e smaltiti, genera la richiesta di indennizzo per ottenere un rimborso da parte delle industrie produttrici del farmaco.
Il COVID ha influenzato la vostra organizzazione aziendale
Si, senza dubbio anche noi ci siamo dovuti riorganizzare in base alle nuove esigenze. Data la delicatezza del nostro settore, impossibile lo “smart working” , abbiamo ritirato i farmaci scaduti, certificati e smaltiti. Quasi tutti i nostri collaboratori sono rimasti operativi durante tutto il periodo della crisi pandemica e lo sono ancora oggi, garantendo il servizio a tutti i nostri clienti. Inoltre, con la pandemia, sono nate anche nuove esigenze, proprio in questi giorni si sta parlando dei test rapidi e delle vaccinazioni da effettuare in farmacia, anzi alcune regioni hanno già iniziato con i test rapidi. Questo processo di screening fa sì che si producano, quelli che tecnicamente noi chiamiamo “rifiuti sanitari a rischio infettivo”. In questa categoria rientrano aghi per prelievi, tamponi, indumenti protettivi, batuffoli contaminati da sangue e così via. Questi sono classificati come rifiuti pericolosi e hanno bisogno, quindi, di maggiori accortezze rispetto alle altre tipologie. A supporto dei nostri clienti, in questo periodo abbiamo intensificato i nostri interventi, sia fornendo contenitori idonei a norma di legge per contenere i rifiuti derivanti da tale attività, sia aumentando in termini quantitativi il numero dei ritiri effettuati, in maniera tale da garantire al farmacista lo svolgimento del suo lavoro in piena sicurezza.
Serietà professionale, rispetto per l’ambiente, dinamismo e tanta voglia di fare impresa sono le doti di Stefano Maurantonio, l’uomo che ha fatto dello SCADUTO una RISORSA.
Abbiamo adesso un motivo in più per non gettare i farmaci scaduti nei rifiuti domestici. Usiamo i contenitori all’esterno delle farmacie. Rispetteremo l’ambiente e daremo nuova vita al farmaco scaduto.
Siamo nel pieno della seconda ondata della pandemia di Covid 19 ed è bastato che la classe medica italiana denunciasse le tante criticità che ci stanno portando a vivere con maggiore affanno e tensione questi momenti, che gli Angeli diventassero Demoni.
Hanno cominciato infermieri e medici silenziosamente, in divisa da lavoro, distanziati e con mascherina, già a giugno a Milano a evidenziare la mancanza di una gestione efficace per arginare il contagio, il non aver saputo migliorare le condizioni di sicurezza per gli operatori e per le persone malate, il non aver voluto rispettare le promesse di un incentivo economico almeno per le figure professionali più deboli. Da quel giorno dagli applausi si è passato ai fischi, dai saluti ai calci sulle ambulanze. Gli Angeli sono diventati terroristi, agenti di una Spectre pronta a gettare nel panico la popolazione e creare le basi per un nuovo ordine mondiale dove diritti e progressi sociali dovevano essere sacrificati sull’altare di una dittatura sanitaria. Amministratori, media, hanno dato voce a pseudo scienziati e fatto dilagare teorie contrapposte sino al permettere il proliferare di sciocchi negazionisti, mentre a tutt’oggi il 10% degli operatori sanitari è contagiato e 200 medici sono caduti nell’esercizio delle loro funzioni.
Alla sacrosanta indignazione per i commenti sui molti medici di medicina generale che non rispondono al telefono sempre occupato, alle ambulanze in coda, ai tanti malati lasciati soli con un’assistenza ridotta, non vi è alcun accenno che gli operatori della sanità impegnati nei teatri operativi denunciano che il sistema à al collasso e i provvedimenti non sembrano andare nella giusta direzione. Gli Italiani non cantano più dai balconi, negli ospedali non si legge più #AndràTuttoBene e chi si lamenta, non è altro che un mangiapane a tradimento con lo stipendio fisso.
Medici e infermieri non vogliono una nuova Caporetto e prima che sia troppo tardi è necessario preparare la difesa su queste 3 linee di programmazione. La prima è il recupero delle risorse umane. Gli operatori della Sanità in Italia sono pochi. Non bastano gli appelli ai volontari e ai pensionati da inserire nei reparti Covid; un medico pensionato ha almeno 67 anni ed è già in categoria fragile. Dobbiamo arruolare e formare presto giovani per l’inserimento nei ruoli tecnici e nei tanti servizi, attingendo e motivando tante figure professionali che potrebbero dare una mano. Biologi, farmacisti, veterinari, tecnici, gli psicologi per la comunicazione e l’assistenza post ospedaliera, studenti universitari, cassintegrati e quanti sono senza un’occupazione o peggio percepiscono mancette ed elemosine che favoriscono precarietà, lavoro nero, illegalità. Tutti possono trovare una dignitosa sistemazione, in un momento che l’ammalato è solo, ai familiari è negato l’accesso e non c’è tempo e uomini per una corretta comunicazione. Occasione unica per implementare le USCA territoriali, le unità addette alla sorveglianza dei contagiati e dei paucisintomatici nel proprio domicilio. Solo così potrà essere decongestionato il lavoro dei medici di medicina generale che potranno così dedicarsi ai malati non Covid. È bene rilevare che tutte le altre patologie non sono in ferie. E quanto tutto sarà passato questo inserimento nel sistema deve diventare titolo valoriale per l’assunzione definitiva nei ruoli senza tanta burocrazia. Potremmo disporre di un “corpo di riservisti” da dispiegare nel futuro in analoghe situazioni o nelle campagne di vaccinazioni. La seconda linea è il recupero delle infrastrutture. Ospedali dismessi e non riconvertiti, un esempio per tutti l’Ospedale Militare di Bari, (struttura architettonica ideale per viabilità, facilità di accesso, creazione di percorsi e aree differenziate), ospedali accreditati che svolgono un servizio di pubblica utilità, servono in questo momento per creare nuovi posti letto con graduazioni di cure diverse, dall’osservazione alle terapie intensive. Dobbiamo costruire tante Strutture di prossimità cioè ambienti sociali dedicati a cure e diagnosi, moduli campali rapidamente componibili per un’utenza auto trasportata che rapidamente possa essere registrata, sottoposta ai tamponi e, dopo una breve attesa in aree dedicate, uscire se negativa, rientrare attraverso su altro percorso per il proseguimento diagnostico e, se necessario, terapeutico. La terza linea è quella dell’interventosulle metodiche di diagnosie cura. Gli amministratori e i tanti comitati tecnici, spesso in contraddizione tra loro, diano direttive univoche a cominciare dai test molecolari, antigenici e sierologici considerando che solo tracciando l’interra popolazione si possono circoscrivere le aree e non far progredire il contagio. Sono necessarie linee guida per gli operatori e per tutta la popolazione con priorità per categorie a rischio e a maggiore fragilità. Sono urgenti protocolli per i trattamenti terapeutici differenziati per gravità di sintomi, dall’assistenza domiciliare, ospedaliera e post ospedaliera. Ai trattamenti terapeutici devono associarsi protocolli diagnostici per evitare sprechi, ripetitività, affollamento. È il momento che chi ha potere decisionale si rilegga l’articolo 120 comma 2 della nostra Costituzione che, pur nel rispetto delle autonomie regionali, permette allo Stato di creare una vera e unica cabina di regia formata da donne e uomini esperti nella gestione delle calamità naturali, dai terremoti, alle tante alluvioni e alle tante epidemie nel mondo. Una scelta che tenga conto del merito e non dell’appartenenza a movimenti, partiti e sindacati, forse attingendo a quella Sanità Militare Italiana che per umanità, efficienza e professionalità riceve consensi in tutte le aree d’impiego. I medici e gli infermieri non sono terroristi o Cassandre. Fanno solo, tra tante difficoltà la più nobile professione del mondo. Gli applausi non sono necessari, ma il rispetto sì.
Alle donne e agli uomini che hanno potere decisionale l’invito a parlare meno, agire di più, programmare meglio.