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Pacemaker difettosi per esaurimento precoce della batteria

Controlli urgenti in tutti Italia. L’Asl Ba richiama 200 pazienti

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Di Riccardo Guglielmi

Dopo i 2 decessi segnalati in Europa, la società americana St. Jude Medical, produttrice di pacemaker, ha annunciato il controllo di circa 40mila mini defibrillatori, ICD e CRT-D, che contengono batterie prodotte prima del 23 maggio 2015. Dopo quella data, l’azienda ha aggiunto un isolante che riduce le possibilità di un corto circuito elettrico. Jeff Fecho, vicepresidente del controllo qualità di St.Jude, ha ammesso che l’esaurimento prematuro della batteria è la causa della mancata defibrillazione.

“I defibrillatori sotto la lente d’ingrandimento – commenta Domenico Carretta, responsabile del laboratorio di Elettrofisiologia dell’U.O.C. di Cardiologia Ospedaliera del Policlinico di Bari – sono stati progettati per durare minimo 7 anni. Voglio rassicurare tutti i portatori di pacemaker ICD da noi impiantati. L’equilibrio nella scelta dei dispositivi e i controlli frequenti che eseguiamo sono garanzia di tutela della salute e prevenzione delle complicanze”.

L’Asl di Bari, per precauzione, ha richiamato 200 portatori di defibrillatore St. Jude. Sono in corso i controlli. In caso di necessità è prevista la sostituzione del pacemaker .

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Pubblicato  Il Corriere Nazionale – Rubrica Noi e la Salute 11 dicembre 2016

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Caffe ristretto, macchiato, lungo; per me un orzo grazie

Quando l’apparenza inganna: l’aspetto sa di povertà, il contenuto di ricchezza.

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Nell’orzo il segreto per sconfiggere obesità, depressione e demenza

Cibo per i gladiatori, frumento ideale per la birra, amato da Ippocrate che preparava tisane contro tanti malesseri, consigliato per favorire la produzione di latte materno, negli ultimi anni, causa la raffinazione industriale delle farine, l’orzo, insieme alle fibre, è stato considerato alimento per poveri. Oggi le moderne tendenze nutrizionali pongono l’orzo ai primi posti per gli aspetti positivi sulla salute. A dare forza ed evidenza scientifica lo studio, coordinato da Vincenzo Lionetti e condotto dall’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in collaborazione con l’Istituto di Neuroscienze del Cnr di Pisa e Telecom Italia.  Il beta-glucano idrosolubile, contenuto in alta percentuale nell’orzo, è il segreto per sconfiggere malattie come obesità, depressione e demenza.

L’azione di questa molecola è diretta sulle proteine su cui si poggia il nostro Dna. L’espressione genetica protettiva si estende dall’ippocampo, una zona del cervello sede della memoria e dell’elaborazione delle emozioni, al cuore e al digerente. La Granoro sta sviluppando una linea di pasta con farina di orzo beta da presentare alla vendita. Alimenti ricchi di beta-glucano idrosolubile, come pasta, pane, biscotti o altri preparati a base di orzo, sono  in grado di rendere l’organismo più resistente allo stress, all’obesità, migliorando comportamento e memoria.

C’è differenza tra l’orzo mondo (o decorticato) e quello perlato? Sì. Il secondo, più raffinato, è depauperato di proteine, vitamine e minerali e di preziosa fibra. L’orzo mondo è ricco di carboidrati a basso indice glicemico (72%) e contiene un buon 10,5% di proteine. Il contenuto in lipidi è modesto (2,1%). Non manca fosforo, potassio e vitamina PP, utile per l’apparato digerente, per la produzione degli ormoni sessuali e per la salute dell’apparato cardiocircolatorio. E se aggiungiamo le proprietà idratanti, rinfrescanti e digestive, sostituiamo ai tanti caffè che assumiamo nella giornata una buona tazza di orzo fumante.

47 Articolo Pubblicato  Rubrica Noi e la Salute il 9/12/2016

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Miti da sfatare e mode da evitare

Ecco i consigli dei gastroenterologi ospedalieri

Di Riccardo Guglielmi

Nella riunione del 26 novembre i medici dell’Aigo, Associazione italiana gastroenterologi ospedalieri, riuniti in congresso a Perugia, hanno smantellato, evidenze scientifiche alla mano, convinzioni tanto radicate da essere considerate verità assolute. La mela al giorno che leva il medico di torno, la dieta senza glutine capace di rimettere in sesto l’intestino, gli integratori indispensabili per il benessere psico-fisico non sono non più dogmi al centro di percorsi nutrizionali e di benessere. L’unica vera certezza resta la dieta mediterranea messa oggi in discussione da nuove mode alimentari e dal cibo spazzatura. Lo stile alimentare mediterraneo è quello più salutare ed equilibrato. Le diete sbilanciate a favore, secondo le mode del momento, di carboidrati, lipidi o proteine sono tutte da evitare. Serve anche la carne per l’esclusivo contenuto di alcuni amminoacidi e della vitamina B12, molecola che non cresce né nell’orto né sull’albero.

Gli specialisti dell’Aigo hanno fatto cadere dal piedistallo 7 mitiche convinzioni:

  1. Caffè nuoce al fegato. Un moderato consumo di 2 tazzine al giorno può dare benefici contro la steatosi epatica, malattia caratterizzata dall’accumulo di grasso nel fegato, come dimostrano le evidenze scientifiche pubblicate sulla rivista americana Hepatology.
  2. The verde è sempre un toccasana. E’ un ottimo antiossidante ma attenzione quando si assume come ingrediente all’interno di prodotti e integratori, anche dimagranti. La combinazione con altre sostanze ha prodotto casi d’insufficienza epatica.
  3. Vino minaccia assoluta per il fegato. Sono noti gli effetti benefici del vino nella prevenzione del rischio cardiovascolare. Un moderato consumo di vino ha anche un potere antiossidante sul fegato grazie al resveratrolo, sostanza contenuta nell’uva rossa.
  4. Erbe fanno bene. Gli estratti di erbe contenuti negli integratori alimentari, ad esempio le “12 erbe”, possono aggravare i sintomi della sindrome del colon irritabile. Responsabile degli effetti irritanti è l’epigallocatechina-3-gallato (EGCG), il composto polifenolico presente anche nel the verde.
  5. Moda del senza glutine. La maggior parte delle persone che segue una dieta senza glutine non è celiaca e non ha un’intolleranza genetica a questa sostanza. Il mito che alimenta questa moda risiede nella convinzione che una dieta povera dei carboidrati che contengono glutine sia dimagrante e salutare. Il rischio connesso a questa scelta è di ridurre il consumo di fibre contenute nei carboidrati e di compensare la mancanza di pasta e pane con i grassi saturi.
  6. Una mela al giorno leva il medico di torno. Mele e pere contengono zuccheri fermentabili che hanno effetti nocivi sulle persone affette da colon irritabile. In questi casi è consigliabile un consumo molto ridotto di questi frutti.
  7. Succhi di frutta fonte di benessere. Non sono tutti uguali, la differenza la fa il fruttosio che in eccesso provoca aumento di grassi nel fegato. I succhi di frutta ne sono ricchi e vanno assunti con moderazione. Fa eccezione il succo di arance rosse che ha l’effetto invece di ridurre i grassi nel fegato.

La dieta mediterranea è l’unico mito ben saldo sul suo piedistallo. L’apporto equilibrato di carboidrati, la ridotta presenza di grassi, le giuste percentuali di proteine e fibre, la presenza di vitamine e di antiossidanti sono le garanzie per una sana e corretta alimentazione. A noi spetta il controllo della qualità dei prodotti e una maggiore attenzione alle quantità.

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Articolo pubblicato il 29 novembre – Rubrica – Noi e la Salute

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Italiani e sanità: c’eravamo tanti amati

vaccinazione

Il Censis fotografa 50 anni di sanità: la crisi di coppia è iniziata

Di Riccardo Guglielmi

Articolo Pubblicato il 28 novembre 2016 – Rubrica Noi e la salute. Il Corriere Nazionale 

I favolosi anni Sessanta, sono quelli delle Olimpiadi di Roma, del boom economico, delle vacanze di massa, dei primi televisori nelle case.  Beatles e Rolling Stones travolgono la musica melodica. La salute del Belpaese registra una svolta: per la prima volta le morti causate da malattie infettive si riducono drasticamente (dal 15,2% nel 1930 al 2,9% nel 1960), aumentano quelle causate da tumori (dal 5,1% al 16%) e quelle dovute a problemi del sistema circolatorio (dal 12,3% al 30%).

Sono state esaminate, con il contributo di Farmindustria, le 50 edizioni del «Rapporto sulla situazione sociale del Paese» del Censis ed è stato fotografato il rapporto tra gli italiani e la salute.

In mezzo secolo di storia si è passati dalla vittoria sulle malattie infettive, ai record di longevità della popolazione. C’è maggiore attenzione per esami di screening e controlli preventivi anche grazie alle capacità d’informazione del web. Tanta strada è stata fatta, ma ci sono ancora obiettivi da raggiungere.  Resta, pesante come un macigno, il problema della sostenibilità della spesa pubblica e delle differenze territoriali.

Negli anni sessanta si riducono le malattie infettive. Il merito va alle vaccinazioni nell’infanzia, polio, pertosse, tetano e agli antibiotici allora molto efficaci sui batteri, oggi molto meno per l’antiboticoresistenza causata da un uso terapeutico indiscriminato e scellerato. Comincia l’aumento delle malattie cardiovascolari e dei tumori.

Negli anni settanta nasce il Servizio sanitario nazionale che garantisce una copertura universalistica e pubblica della salute dei cittadini. Sono superate le mutue e la sanità comincia ad avere una gestione regionale e territoriale programmata. Si introduce il nuovo vaccino contro il morbillo (1976). Diventano evidenti gli effetti positivi delle prime campagne vaccinali: l’incidenza della pertosse si riduce dai 76,2 casi per 100.000 abitanti del 1961 ai 12,7 del 1981.

Anni ottanta: la salute diventa benessere complessivo della persona. Il ruolo della vaccinazione continua a essere centrale nelle politiche pubbliche di prevenzione; nel 1982 diventa obbligatoria quella contro l’epatite. Nel 1986 la copertura contro la poliomielite raggiunge il 95%, valore considerato la così detta immunità di gregge.

Nel corso degli anni novanta compaiono i primi screening, mammografia e pap test per le donne, psa per gli uomini. Aumentano le indagini diagnostiche anche in assenza di sintomi, rafforzando il concetto di prevenzione.

Nel 2000 si da valore alle condizioni ambientali ai fini della salute. Nella fase di accelerazione del federalismo sanitario, nel 2002, il 56,3% degli italiani è favorevole all’attribuzione alle Regioni della totale responsabilità in materia sanitaria. Le coperture vaccinali obbligatorie per i nuovi nati superano il 96%, ma comincia la discesa del Pil.

Dopo tanto amore dal 2009 comincia la crisi di coppia. Inizia il calo delle vaccinazioni, colpa della disinformazione. Molti genitori fanno proprie teorie prive di evidenza scientifica e non vaccinando i propri figli li esporranno a rischio di contagio. E’ grande la discontinuità nella prevenzione e aumentano le differenze territoriali. Nel 2014 la soglia minima di copertura al 95%, in grado di assicurare l’immunità di gregge, non è stata raggiunta per la maggior parte delle vaccinazioni dell’età pediatrica. Si scoprono nuovi farmaci che rivoluzionano le cure, come nel caso dell’epatite C, altri sono in arrivo come gli anticorpi monoclonali per combattere tumori e malattie neurodegenerative. Molecole efficaci ma dai costi elevatissimi. L’Italia è al primo posto per farmaci in terapie avanzate: 3 dei 6 approvati in Europa sono stati sviluppati nel nostro Paese. Se le campagne di vaccinazione negli anni sessanta sconfiggevano le malattie infettive, oggi rischiamo di tornare indietro. S’investe poco nelle campagne di prevenzione; aumenta la sedentarietà, l’obesità e il diabete alimentare. La sostenibilità del Servizio sanitario è messa in discussione. L’accesso alle cure ora non è facile per tutti e forse nel futuro sarà appannaggio di pochi.

Riccardo Guglielmi

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70 articolo Pubblicato il 28 novembre 2016 – Rubrica Noi e la salute

 

 

 

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