Serve organizzazione e umanità
Di Riccardo Guglielmi
Fonte: Il Corriere Nazionale – Rubrica Noi e la Salute
Il cittadino italiano crede nel pronto soccorso ospedaliero, considerato un porto sicuro da raggiungere dove ormeggiare la barca in avaria. Quest’attesa è spesso tradita. La notizia che al San Camillo di Roma un malato terminale è stato lasciato per 56 ore, nel momento più critico, intimo e delicato della sua vita, nella sala dei codici verdi e bianchi del pronto soccorso è la punta dell’iceberg di una situazione sempre più critica e diffusa.
Gli attori, infermieri e medici, pazienti e familiari, hanno per teatro operativo luoghi affollati, poco idonei, privi del reale supposto logistico (consulenze specialistiche, diagnostiche appropriate, posti letto per osservazione e ricovero) dove si generano tensione e stress che portano a comunicazione poco efficace o peggio alla considerazione che il comportamento degli operatori sia espressione d’indifferenza e scarsa professionalità.
Non bastono dichiarazioni o campagne mediatiche di malasanità, ben vengano le iniziative di creazione ad hoc di carte dei diritti, progetto pilota della Regione Piemonte. Ciò che serve sono organizzazione, operatività e voglia di risolvere i problemi subito senza se e senza ma. E’ necessario un miglioramento di tutto il sistema. Basta con chiusure di ospedali e taglio di posti letto da guru della sanità che non hanno mai vissuto o lavorato in un ospedale. Bisogna aprire tavoli di concertazione con finanziatori del Sistema sanitario, medici, associazioni di malati. E’ indispensabile un attento studio epidemiologico del territorio (prevalenza d’infortuni sul lavoro, incidenti stradali, parti, malattie croniche, tumori, aumentata concentrazione di anziani).
Aumentiamo gli organici con leggi dedicate, rendiamo il pronto soccorso e l’ospedale pubblico, un efficiente sistema ub e spoke, per disponibilità recettiva di posti letto liberi e unità di cura intensiva. Studiamo reti specifiche per patologie affinché siano garantiti ricoveri tempestivi con integrazione tra sanità pubblica e accreditata.
Non ha senso creare nuovi punti di pronto soccorso nell’ospedalità privata dove la ricettività dei posti letto nei reparti di cura è regolata da scadenze e prenotazioni, potenziamo invece quelli pubblici esistenti. Fatto il primo soccorso nella sanità privata dove ricoveriamo il malato? Lo trasferiamo nella struttura pubblica già all’orlo del collasso? Questo dimostra che pronto soccorso/clinica accreditata è un ossimoro.
Dagli operatori sanitari tutti si attendono umiltà e buona medicina, cioè saper usare le tecnologie avanzate e offrire cure umane. All’urgenza non devono accedere i codici bianchi che dovranno essere trattati dai medici di famiglia. Un malato terminale merita cure caritatevoli in strutture dedicate, purtroppo poche per questa esigenza, o nelle stesse abitazioni, dove il trapasso avvenga nel rispetto della dignità di chi soffre con il conforto familiare e, per i credenti, religioso. Essere vicino a chi soffre significa rendere meno pesante la sofferenza.
Riccardo Guglielmi
r.guglielmi@corrierenazionale.net
Pubblicato su Il Corriere Nazionale 10-ottobre 2016
Art 53 http://www.corrierenazionale.net/index.php/41-noi-e-la-salute/243-pronto-soccorso-un-diritto-irrinunciabile-per-il-cittadino
Qualche dato dal Rapporto del Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva e di Simeu, Società italiana della medicina di emergenza-urgenza sulle condizioni dei pronto soccorso italiani
” I tempi di attesa :La situazione appare ancora oggi molto disomogenea fra strutture del Nord del Centro e del sud. Per la valutazione dei tempi di attesa si sono fatte delle distinzioni: l’attesa al triage, all’arrivo in pronto soccorso, attesa per il primo accertamento diagnostico e tempo di attesa per il ricovero in altro reparto alla fine del percorso in emergenza. Per il triage la media va dai 9 ai 17 minuti. L’attesa media per il primo accertamento diagnostico varia da un minimo di 22 minuti per un codice giallo a 98 minuti per un codice bianco. 10 minuti i tempi minimi registrati per codici bianchi e verdi, 5 per i codici gialli. I tempi massimi registrati sono stati: 240 minuti per codici bianchi, 300 per codici verdi e 120 per codici gialli. In generale i tempi di permanenza medi tra il triage e l’esito indicato per il ricovero supera le 3 ore nei Pronto soccorso, si avvicina alla 5 ore nei Dipartimenti di emergenza e accettazione (Dea) di I livello e non supera le due ore e mezza nei Dea di II livello. Le attese per avere un ricovero o posto letto sono state meno di 12 ore nel 40 per cento dei Pronto soccorso, 50 per cento dei Dea I livello, 13 per cento DEA II livello, 24-48 ore nel 25 per cento Dea I livello, 19 per cento Dea II livello. L’attesa massima registrata è stata di 7 giorni (168 ore). Il caso limite è avvenuto ad Acireale “.