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I medici italiani candidati al Nobel per la Pace 2021
Benestare da Oslo
Insert Riccardo Guglielmi
Oslo ha dato il suo benestare alla candidatura al Nobel per la Pace 2021 , riferito all’ emergenza del 2020, di infermieri e medici italiani con la seguente motivazione : “Il personale sanitario italiano è stato il primo nel mondo occidentale a dover affrontare una gravissima emergenza sanitaria, nella quale ha ricorso ai possibili rimedi di medicina di guerra combattendo in trincea per salvare vite e spesso perdendo la loro”.
E’ la prima volta nella storia che il personale sanitario di una Nazione ricevesse una candidatura al Nobel per la pace. E’ la vittoria del coraggio e del sacrificio dei medici e degli infermieri italiani , mandati a combattere a mani nude nella nostra sanità malridotta e calpestata da tagli e tangenti, complice l’ignobile a politica degli ultimi anni. Il PREMIO NOBEL PER LA PACE è il più prestigioso dei NOBEL, è l’unico che viene assegnato a Oslo, in Norvegia, ( tutti gli altri Nobel in Svezia), ogni anno dal 1901, per volere del suo fondatore, Alfred Nobel. 5 membri della commissione Norvegese scelgono poi tra le candidature giunte, il più prestigioso premio che esista al Mondo. Già che la commissione abbia scelto di candidare medici e infermieri Italiani è motivo di grande orgoglio per i nostri eroi in corsia.
Lisa Clark, già premio Nobel per la Pace 2017,aveva appoggiato la candidatura del corpo sanitario Italiano al Nobel 2021. ” La sua abnegazione nell’ emergenza del 2020 è stata commovente. Qualcosa di simile a un libro delle favole, da decenni non si vedeva niente del genere. Il personale sanitario italiano non ha più pensato a se stesso ma a cosa poteva fare per gli altri con le proprie competenze”. Una notizia che giunge proprio mentre l’Italia ricorda con il 18 Marzo ” La giornata nazionale delle vittime del Covid-19.”
Fonte Antonio D’anca – Servier Italia
9 articolo 2021 https://www.corrierenazionale.net/2021/03/21/i-medici-italiani-candidati-al-nobel-per-la-pace-2021/
Da Platone a Draghi passando per Dante
Bari 13.02.2021
L’economia della conoscenza trionferà sulla pandemia
Il Governo Draghi che oggi ha giurato vuole essere nei fatti il “Governo dei migliori”. È un governo “aristocratico” nel vero senso etimologico della parola. L’aristocrazia non è il governo dei nobili ma quello dei migliori, un concetto ovvio per gli antichi a cominciare da Platone, sicuramente disatteso negli ultimi anni. Tanti i problemi sul tavolo ma quello più importante è come contrastare la pandemia Sars Covid che obbliga l’umanità a combattere su 3 fronti: Sanitario, Economico e Sociale. Ognuno deve, secondo competenze ed esperienze, dare una mano e combattere sul teatro operativo più congeniale. Il fronte sanitario rischia di crollare se non arginiamo le varianti del virus che presentano più rapidità nella diffusione del contagio e colpiscono la fascia d’età che sembrava meno a rischio, bambini e adolescenti.
L’impatto economico preoccupa e, nonostante le speranze di ripresa, i danni sul sistema produttivo difficilmente potranno favorire rinascita e sviluppo. Piangersi addosso non serve. In Asia c’è già ripresa economica, sanitaria e sociale. L’energia è data dai giovani che hanno saputo fare il salto di qualità grazie a politiche di indirizzo di buon senso e lungimiranza, Confucio nel computer scriveva Furio Colombo. Il 70% dei giovani coreani è laureato e guadagna 2 o 3 volte di più dei genitori. Il tessuto industriale è in continua crescita. La ricchezza prodotta è entrata nel ciclo produttivo delle armi efficaci sul fronte sanitario e sociale, diagnostica, ospedali, terapie, tracciamenti, distanziamenti, risorse umane. La laurea è frutto di sacrifici e impegno ma alla base serve eccellenza per i docenti e studio serio e continuativo per i giovani. Non a caso Draghi pone la scuola tra le priorità. L’economia italiana è ferma da 40 anni e se non si cambia paradigma il rischio è che dopo la pandemia non riparta. Aumenta il divario tra Nord e Sud accentuato perché il Nord si è fermato da un anno. Dopo il periodo manufatturiero del dopoguerra la classe industriale italiana ha puntato e continua a puntare sull’economia di servizi. Un esempio per tutti l’azienda RAI crea economia di servizi. Oggi però non basta più. In Asia e negli altri paesi occidentali il paradigma da servizio si è trasformato in conoscenza, grazie alla promozione di talenti e competenze. Se l’uomo ha già messo sul mercato vaccini efficaci e sicuri dopo solo pochi mesi di ricerca, caso unico nella storia del genere umano, il merito è dell’economia della conoscenza e di quelle grandi industrie che da oltre 10 anni hanno adottato politiche di crescita e sviluppo investendo su capitale umano super qualificato, premi Nobel compresi. Gli italiani non sono preparati all’economia della conoscenza e chi ne fa le spese sono i giovani che non saliranno sull’ascensore sociale che permetteva un miglioramento della qualità di vita e ricchezza rispetto ai loro genitori. Assistenzialismo, statalismo, demonizzazione della ricchezza prodotta sono catene che tolgono, sogni e speranze alla classe imprenditoriale italiana. È mancato il sapere e la selezione.
L’economia della conoscenza è fatta di innovazione, digitale, scienze della vita, finanza avanzata. In 30 anni il nostro paese ha perso l’equivalente del reddito del Portogallo e della Grecia messi assieme.
In sintesi 3 sono le cause della nostra disfatta:
- Colpa dell’ecosistema capitalistache non ha fatto espandere le nostre piccole imprese. Gli imprenditori non sono adeguatamente aiutati, sono rimasti ancorati al passato, non si sono avvicinati alle banche dati e alle grandi aziende. I giovani devono entrare nelle grandi imprese.
- Le Universitàche non si sono trasformate per l’economia della conoscenza. Non sono selettive, non producono eccellenze, non sono meritocratiche. Si arroccano nel nepotismo, nella difesa di privilegi, non si confrontano con realtà imprenditoriali e non si adeguano alle mutate richieste della società civile.
- Burocraziache rallenta tutto. I dirigenti delle imprese pubbliche e private per paura di sbagliare e cadere tra le braccia poco accoglienti di una Magistratura, diventata ormai solo auto referenziata, non vogliono rischiare, si astengono da autorizzare qualsiasi procedura, acquisti e concorsi per esempio, creando, di fatto, paralisi decisionale.
Servono basi per modello illuminato , non fondato sulla difesa del privilegio economico o sociale, bensì sul valore assoluto che la conoscenza sia finalizzata al bene comune. Quando nella democrazia, Platone insegna, prevale individualismo, anarchia e sfrenata libertà, la deriva è la tirannide. Se Cultura, Scuola, Valorizzazione dei talenti e della Creatività diventano obiettivi di governo sarà più facile per i giovani accrescere il loro potenziale di conoscenza, entrare nei sistemi produttivi delle grandi imprese e pensare all’innovazione, al digitale, alla compatibilità ambientale ed ecologica per migliorare la qualità di vita e dare energia al Paese. Siamo in piena guerra e lottiamo contro un nemico subdolo, invisibile in fase di attacco, tuttavia facilmente riconoscibile quando uomini preparati lo studiano nelle sedi giuste. “Fatti non foste per viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza” Lo scriveva Dante nel 1200. Fonte: Aristocrazia 2.0 Roger ABRAVANEL
Riccardo Guglielmi – Giornalista scientifico –
Redazione Corriere nazionale.net – Corriere Puglia e Lucania
La Sanità che le altre Regioni ci invidiano…
Nella Rubrica Spazio aperto oggi ospitiamo il dott. Cosimo LERARIO medico, autore e scrittore.
“LERARIO Cosimo
Nato a Bari.
Ufficiale medico in quiescenza del Corpo Sanitario dell’Esercito
Italiano.
Scrittore, autore di testi teatrali, collaboratore di testate on line.
Blog ufficiale: https://lerariocosimo.wordpress.com/. “
—BARI’S HEALTH FILM COMMISSION. ED È SUBITO CINEMA.—
Ora vi racconto una storia vera; già bell’e pronta come soggetto di un
film. Genere neorealistico, ovviamente. Con sfumature decisamente
horror.
TITOLO:
“La Sanità che le altre Regioni ci invidiano…”
SCENA:
Casa di Cura privata collocata nei confini della Città Metropolitana di Bari. Interno giorno.
MOTORE. CIAK. AZIONE.
Davanti all’unico accesso alla struttura, sin dalle prime ore del mattino si è radunata una folla di utenti in piedi in fila per
entrare. Parecchi di loro sono anziani e barcollano per effetto del
prolungarsi della postura eretta. Altre figure escono dallo stesso
accesso (ma non si era detto in non so quale DPCM o Circolare
Ministeriale che le vie di deflusso dovessero essere differenti da
quelle di afflusso ? – ndA) aumentando la confusione che non tarda ad instaurarsi sovrana.
All’interno, poco oltre l’uscio della hall della clinica, due figuranti
ottemperano con indolente lentezza alla misurazione della temperatura frontale degli astanti e provvedono al loro smistamento.
Mediante un flashback si potranno vedere i due frequentare un Corso di Formazione, durante il quale verranno addestrati ad utilizzare la parola “Triage” per indicare quella loro meccanica attività; così da darsi un tono più professionale e contrattare una qualche gratifica pecuniaria.
Un altro flashback mostrerà, invece, un primo piano del volto inebetito del responsabile della organizzazione del lavoro della clinica, che con espressione assente rimane a guardare fisso per ore senza parlare una mappa della struttura, senza mai rendersi conto della necessità di distaccare altro personale in soccorso della inadeguata coppia di “triagisti”.
Ad un certo punto uno di questi, la giovane donna, ha una crisi
isteroide e si mette a correre verso la fila di utenti urlando loro di
arretrare in modo da non attivare la continua apertura automatica
della vetrata di ingresso. Non riuscirà invece a raggiungere con la
sua voce proprio coloro i quali da quella vetrata escono in
continuazione; e che concorrono al reiterarsi del movimento meccanico.
Tutto questo la condurrà in un profondo stato di frustrazione.
Il suo compagno, invece, visibilmente sconvolto dal surmenage indotto dalla ventina di minuti di lavoro che ha dovuto eseguire, inizia ad avere crisi di cecità. Tant’è che si rivolge ad una signora chiedendo notizie anagrafiche relative alla giovane che le è a fianco.
Quest’ultima, tuttavia, decide di rispondere in proprio a tutte le
domande che rivolte dall’uomo; il quale, pur apparentemente non
affetto da strabismo, mentre le ascolta persevera a guardare l’altra
donna. Dopo di che, ormai palesemente invasato da una entit
demoniaca, prende ad esprimersi farfugliando frasi sconnesse verso entrambe.
A quel punto la giovane, constatata la confusione del triagista, rimane per un po’ indecisa se non sia il caso di rendere le proprie risposte in una delle tre lingue straniere che conosce; quindi ha una
illuminazione, facendo mente locale sulla propria personale
condizione: lei, in definitiva, è una persona con sindrome di Down. E
(altro flashback) gli torna in mente come effettivamente accada
piuttosto spesso che i suoi interlocutori le rivolgano la parola
proprio come sta facendo quel fenomeno umano che si ritrova di fronte: alla stregua di come ci si rivolgerebbe ai bambini in età prescolare.
A lei, ventiseienne diplomata in materie linguistiche.
Cessato il flashback, al termine dell’umiliante interrogatorio la
ragazza fa spallucce e passa oltre il check point assieme alla sua
casuale accompagnatrice. Entrambe raggiungono la loro meta: il
Laboratorio d’Analisi.
E qui inizia un’altra lunghissima attesa prima di essere ricevute per
eseguire lo screening in largo anticipo fissato e prenotato; nonché,
ovviamente, pagato.
Durante la estenuante attesa, ad un certo punto (alleggerendo la
suspence della trama) accade che tre comparse femminili vestite da
infermiere escono dalla sala prelievi e ciarlando allegramente si
dirigono verso la bouvette per prendere il (meritato !?) caffé
quotidiano.
Ma il tono leggero della scena viene immediatamente offuscato da un altro episodio di possessione demoniaca. L’infermiera che dovr
eseguire materialmente il prelievo, una volta incrociato lo sguardo
con gli occhi dal taglio orientaleggiante della giovane, inizia a
parlare con la medesima cadenza infantile del triagista. Il demone è
tornato.
Sarà la ragazza a rivolvere la situazione, entrando con fermezza da
sola in sala prelievi esibendo fieramente l’avambraccio scoperto e
ormai pronto a subire la prevista estrazione ematica. Senza ricorrere
ad alcun esorcista.
Sullo sfondo, in controcampo, si ode in lontananza la voce registrata
di Bombolo che snocciola tutte le più note ed efficaci contumelie in
romanesco.
DISSOLVENZA VERSO IL NERO.
—THE END—
NOTA D’AUTORE – Se volete assistere direttamente alle riprese e
conoscere di persona i protagonisti della vicenda, recativi
tranquillamente in una qualunque struttura sanitaria barese; non
importa se pubblica o privata, tanto è così ovunque. Non c’è fretta,
né timore di non fare in tempo: il set si replica ogni giorno.
BARI’S HEALTH FILM COMMISSION ringrazia per avere scelto i suoi schermi. E si augura di rivedervi presto con altre sue produzioni del genere.
Io, invece, spero proprio di no !
“Per gentile concessione del dott. Cosimo Lerario, collega e amico”
- Con la leggerezza e l’ironia che lo contraddistingue Cosimo Lerario alza il velo sulla Sanità della Regione Puglia che crediamo, o meglio ci vogliono far credere, sia da sogno. R.G
La medicina per la Medicina? Ricerca, merito e formazione
La medicina per la Medicina? Ricerca, merito e formazione
Nella “Puglia che vorrei…” la sanità dovrà essere il termometro di civiltà. “Il sistema sanitario di domani dovrà articolarsi su tre concetti dominanti, qualità, efficienza ed efficacia. Non parole, ma una mission”: comincia così la narrazione di Riccardo Guglielmi, già direttore della clinica cardiologica del Policlinico.
“È necessario valorizzare i giovani – incalza il dottor Guglielmi – perché non possiamo più permetterci di formare persone e poi regalarle ad altre regioni o Stati. Io vedo al centro del mondo sanitario i medici, gli infermieri e gli psicologi, che saranno sempre più importanti per il futuro. Senza dimenticare lo studio delle malattie rare”. ………………………………………………………………………
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