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Prof. Paolo Rizzon “Ruolo didattico e sociale della cardiologia”

Oggi 14-11-2010 inserisco quanto il mio maestro, il prof.P.Rizzon, ha esposto il giorno dell’inaugurazione del 63° Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia. A distanza di otto anni circa apprezzo la modernità ed il valore di quei concetti, con l’augurio che il tempo restituisca al Maestro quella “onorabilità scientifica” che gli è stata scippata. Riccardo Guglielmi

4 dicembre 2002 -63° Congresso Nazionale SIC
SINTESI DELL’INTERVENTO DEL PROF. PAOLO RIZZON
Negli ultimi anni la SIC ha deciso di utilizzare tutti i mezzi, le conoscenze e il bagaglio culturale a sua disposizione per un’opera capillare di informazione e di prevenzione delle malattie cardiovascolari. Un impegno importante nei confronti dei cittadini per far fronte a quella che rimane una grande emergenza sanitaria: le patologie cardiache sono e rimangono la prima causa di morte nel mondo e costano all’Italia circa 250 mila vite all’anno, vale a dire il doppio delle morti per tumore.

In questo solco sono quindi state organizzate una serie di iniziative didattiche nelle scuole. Tra le iniziative di spicco il portale divulgativo www.cardiologiaonline.org da dove è stato lanciato il concorso “Amico del Cuore”, una campagna educativa per le scuole elementari e medie inferiori patrocinata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Il concorso è stato preparato da una serie di informazioni fornite agli alunni attraverso un sistema di comunicazione molto semplice e allegro, con fumetti che spiegavano il funzionamento funziona il cuore, i rischi che corre e come prevenirli. I ragazzi hanno poi elaborato dei disegni che saranno premiati durante il congresso. Un’altra campagna condotta nelle scuole medie e superiori ha avuto per titolo “La cardiologia tra i banchi di scuola”. Anche in questo caso si è trattato di un’opera di educazione che ha coinvolto gli insegnanti di scienze, cui sono stati forniti dei CD rom e degli opuscoli sul funzionamento del cuore, sui fattori di rischio e sui modi di controllo dei fattori di rischio.
La SIC ritiene che il luogo migliore dove iniziare a fare questo tipo di educazione all’alimentazione, al moto, all’astenzione dai vizi dannosi come il fumo, è la sede dove si formano i futuri cittadini, cioè la scuola. I bambini sono infatti sempre più coinvolti in stili di vita sbagliati: un’alimentazione troppo calorica e ricca di grassi animali, molta carne, poco pesce, merendine saporite ma ricche di grassi, questi gli errori che allontanano da una equilibrata dieta mediterranea e sfociano nell’obesità, un problema che oggi in Italia colpisce il 10% dei bambini. LA SIC cerca di spiegare le regole da seguire per dare al bambino una alimentazione gustosa ma equilibrata, e far capire che è necessario applicarle il più presto possibile per evitare che si instaurino le basi per le malattie cardiache nella vita adulta. Soprattutto le famiglie che presentano ipertensione, diabete o colesterolo alto devono avere una certa attenzione e abituare il bambino a fare attività fisica, che nelle fase di crescita serve allo sviluppo muscolare e delle ossa.
Durante questa edizione del congresso, insieme ad altre società scientifiche, presenteremo tra l’altro le nuove linee guida per l’idoneità allo sport, che estendono il consenso anche a chi ha alcuni problemi di cuore, pressione alta o aritmie. Si tratta di un’impostazione totalmente nuova rispetto a quella delle precedenti linee guida pubblicate nel 1995, resa possibile dalla disponibilità sia di nuove terapie che di tecniche che ‘riparano’ in maniera definitiva ed affidabile determinate patologie. Forse non è il caso di parlare di rivoluzione, ma è un fatto sicuramente rilevante: molto spesso, a torto, ancora oggi si ritiene che i pazienti con malattie cardiovascolari siano degli invalidi. Nella maggior parte dei casi, invece  il paziente con malattia cardiaca non solo può fare sport ma dovrebbe essere addirittura consigliato di svolgere un’attività fisica controllata. In passato, per esempio, chi presentava aritmie veniva automaticamente escluso da qualsiasi attività agonistica. Oggi, dopo una semplice ablazione dell’aritmia, al paziente può essere ridata l’idoneità.
Sempre in funzione preventiva, per la prima volta quest’anno ad un nostro congresso nazionale dedicheremo uno spazio di confronto con la medicina generale. Nessuno come il medico di famiglia ha infatti la possibilità di avvicinare un numero rilevante di persone. Persone non necessariamente malate, a cui ha l’opportunità di trasmettere informazioni e norme di vita sana. La SIC è disponibile a fornire ai colleghi della medicina generale tutto il supporto scientifico necessario.
Altra iniziativa del tutto innovativa è il corso di statistica per la medicina il cui obiettivo è di dare ai giovani ricercatori gli strumenti culturali per disegnare, condurre e valutare gli studi clinici. La SIC è interessata a promuovere la ricerca fornendo corsi, borse di studio e contatti con strutture e laboratori sia in italia che all’estero per completare la propria preparazione e sviluppare delle ricerche spesso in collaborazione con grandi istituzioni internazionali.

IL PROF. RIZZON E’ STATO COORDINATORE DEL 63°CONGRESSO DELLA SOCIETA’ ITALIANA DI CARDIOLOGIA

Prof Paolo Rizzon.La ballata del click e del soffio

Il prof. Paolo Rizzon, a Bari dal 1957, allievo del Prof. Lenègre, fondatore della Scuola di Cardiologia che dall’ateneo barese si è propagata nelle università e negli ospedali italiani, Ordinario sino al 2004, negli anni 1966-67 ha perfezionato i suoi studi presso l’Università di Pretoria dove il Prof.Barlow aveva stabilito il rapporto patogenetico tra il prolasso della mitrale, diagnosticato con la tecnica invasiva del cateterismo cardiaco, in quegli anni l’ecocardiografica non esisteva, ed i reperti stetoacustici del click mesosistolico e del soffio telesistolico.

 

Negli anni successivi il prof. Rizzon ed il suoi allievi hanno portato avanti la ricerca sulla Sindrome del Prolasso della Mitrale, rilevandone l’origine familiare, documentandone l’incidenza del 1,56% nella popolazione studiata e sviluppando livelli di competenza ed eccellenza riconosciuti in tutti il mondo.

 

Per gentile concessione dello stesso prof. Rizzon in queste pagine elettroniche è riportata “una lezione magistrale” scritta in versi nel 1969, nella quale l’autore, immedesimatosi tanto nella malattia, le da vita e ne parla in prima persona.

 

Ballata del clik mesosistolico e del soffio telesistolico

 

Eccomi qui

io sono il click mesosistolico

che annuncia il soffio telesistolico

e qualche volta l’honk.

Se sgonfi il petto

o salti giù in piedi dal letto

io mi rinforzo.

Mi faccio piccino

 se t’accovacci

 o riempi i polmoni.

Se poi inali il nitrito di amile

 perdo la testa

 e non so quel che faccio.

Fui maltrattato

 dai grandi francesi

 e Mc Kusick non fu da meno

 quando mi dissero extracardiaco

 figlio di pleura

e di pericardio.

Poi venne un certo

 Reid dal Sud Africa

 e poco dopo il grande Barlow

 che discopersero i miei natali.

Fui presentato

con risonanza

 alla gran corte

dei maghi del cuore

 in Nuova Delhy

come il figliolo

 della mitrale

 che si prolassa

 molle nell’atrio

 ove si apre

 insufficiente

verso la fine

 della sistole.

 

L’angio lo dice

 conferma è l’eco.

Ancor non è

del tutto chiaro

 se mi sia padre,

 o sol padrino,

il gran ventricolo,

 quel di sinistra,

 che par contrarsi

in modo strano.

Do il batticuore

 e un po’ d’affanno

 e se mi arrabbio

 qualche dolore

 alla punta del cuore

delle fanciulle,

 specie se bionde,

ma non disdegno

l’adulto o il vecchietto.

Al mio cospetto

 le onde T

 diventan piatte

 e, qualche volta,

 anche se invertite

 come soffrissero

 di un po’ di angina;

e c’è qualcuno,

 un po’ sprovveduto,

che grida allarmato:

all’infarto, all’infarto!

Ma come è noto,

generalmente

 sono innocente.

Solo di rado

 per colpa mia

 vien la febbricola

 verde ma mite

 che non s’inchina

 alla penicillina.

E se si rompe

qualche cordina

 posso anche dare

 un certo scompenso.

Di tanto in tanto,

qualche maligno

 osa insinuare

 che mi diverto

 sadicamente

 a far fibrillare

 subitamente

 i due ventricoli

con conseguenze

piuttosto funeste.

 

Questa è, Signori,

la mia vera storia

detta con rime

 di poco valore,

ma io l’affido…

al vostro buon cuore

 

Fonte “Storia della Cardiologia nell’Università di Bari.

Dal prof.Virgilio Chini al 2004”  Ed. Florestano-Settembre 2009

 

Al prof. Paolo Rizzon, mio maestro.

Con stima e gratitudine – Riccardo Guglielmi

La Musicoterapia

Gent.le
Dott. Riccardo Guglielmi

Con la presente in primis per esprimerle tutta la mia simpatia verso la sua persona per le qualità umane e professionali che ho avuto modo di riconoscere in Lei.
Non è facile al giorno d’oggi trovare persone così cariche di umanità e capacità relazionali che in termini più scientifici in psicologia definiamo empatia.
Poi per ringraziarla della disponibilità offertami nel poter operare con la Musicoterapia Psicosomatica verso quei pazienti per i quali riterrà opportuno consigliare tale percorso terapeutico.
Le capacità terapeutiche del suono ( che noi intendiamo come elemento vibrazionale) sono riconosciute sin dalla notte dei tempi.
Quasi tutte le cosmogonie dei vari popoli antichi riconoscevano nel suono addirittura l’elemento scatenante l’intero creato.
Senza comunque addentrarmi in discorsi di carattere filosofico-esoterico meglio trattati in vari articoli da me pubblicati di cui le invio una copia in allegato, ciò che i nostri progenitori avevano intuito si basa oggigiorno su serie ed oggettive indagini scientifiche ed è questo che farebbe rientrare la Musicoterapia di fatto fra le terapie dolci più certificate e certificabili.
Numerose sono le indagine condotte da medici, fisiologi, neurologi e psicologi che dimostrano come il suono interagisca contemporaneamente sulla psiche e sul soma ed in modo particolare a livello cardiocircolatorio e respiratorio.
Risulta molto valida nelle tachicardie ansiogene e nelle ipertensioni sopratutto lì dove bisogna limitare per altri motivi l’uso di farmaci.
Notevoli sono anche le stimolazioni a livello cerebrale tant’è che l’uso della musicoterapia è riconosciuto nelle strategie riabilitative in pazienti colpiti da ictus o con danni cerebrali e nel Parkinson.
Con il dottor Scardicchio qualche anno fa avevamo iniziato a livello sperimentale proprio un percorso con una paziente affetta da Parkinson con risultati molto interessanti.
Il metodo da me applicato è fondato sulla somministrazione di ritmi ,suoni e melodie in acustico, eseguiti e creati sul momento, personalizzati ed irripetibili, prendendo le distanze da altre scuole che vedono l’utilizzo di brani musicali registrati tratti dal reportorio classico e che di fatto stanno dimostrando tutta la loro fallacità sopratutto a livello empatico-emozionale.
Il luogo preferenziale della terapia (il setting) è il domicilio stesso del cliente, cosa che rientra anche in molti piani sanitari legati alla riabilitazione ed all’intervento su malati terminali ma non escludo eventuali altre possibilità a secondo dei casi ,come studi medici,ospedali ed eventualmente luoghi aperti (boschi,spiagge etc.).
Come anticipato allego una delle tante relazioni da me tenute in vari congressi che eventualmente potrebbe pubblicare sul suo sito.
In attesa di sentirla presto, cordiali saluti
Rocco Angelo Stano

Tarantismo e Musicoterapia Psicosomatica

Con il termine di Tarantismo o Tarantolismo si definisce nella sua completezza quel fenomeno tipico dell’Italia sud-orientale ed in particolar modo dell’area salentina che vede protagonista il suono come unico rimedio per la guarigione dal morso di un ragno chiamato “tarantola”.
La credenza popolare attribuiva a questo ragno poteri venefici tali da procurare una serie di sintomi quali vertigini,nausea,dolori addominali che insorgevano dopo poche ore dal morso e che portavano i soggetto affetti-chiamati per l’appunto tarantati- ad una situazione di totale catatonia.

Unico rimedio a tali sofferenze era la cura dei suoni domiciliare.
I famigliari dei tarantati assoldavano a pagamento appositi musici-terapeuti affinché venisse somministrata tale cura.
La terapia si teneva all’interno della casa o nei cortili in uno spazio che venivano appositamente allestito per il malato corredato con  nastri colorati catini colmi d’acqua,mazzi di erbe odorose  specchi e/o spade, a disposizione del tarantato.

Tutto questo che assomiglia a ciò che in musicoterapia chiamiamo setting  durava per giorni interi fino alla completa guarigione che avveniva sempre e comunque.
Lo strumento elettivo di tale cura era il tamburo a cornice con sonagli (dai più conosciuto come tamburello) al quale si affiancavano vari strumenti melodici quali il flauto,la zampogna,la chitarra ed il violino.

Tale pratica era talmente radicata nella cultura pugliese e salentina in particolare, (ma ci sono tracce anche in altre regioni del sud, in Abruzzo, ed in particolar modo in Sardegna dove il fenomeno assume la denominazione di “Argia”) che la Chiesa Cattolica,non potendo debellarla la ufficializzò affidandogli San Paolo –il santo dell’Estasi Mistica per eccellenza- come  protettore, e pretendendo che i guariti da tali sofferenze rendessero omaggio al Santo -unico artefice della guarigione-presso la cappella di San Paolo in Galatina.
Il sincretismo originatosi se da un lato a spostato il focus dall’effetto terapeutico del suono al miracolo, ha fatto sì che tale antica pratica si mantenesse viva fino ai giorni nostri.

La particolarità e l’originalità del fenomeno ha attratto filosofi etnologi  antropologi e soprattutto medici di ogni epoca ed ognuno di queste intelligenze ha condotto studi approfonditi sull’argomento ed il tentativo di darne spiegazioni logiche e razionali ha fatto orientare le ricerche su tutte le concatenazioni di causa – effetto possibili ed immaginabili, spostando il focus via via dalla reale velenosità del ragno al disordine mentale, delle abitudini socioculturali dei pugliesi alle reali capacità iatriche della musica, dal bisogno sessuale all’isteria e via dicendo senza riuscire comunque ad ottenere delle risposte precise e quando qualcuno riteneva di averne  trovate veniva ben presto contraddetto da altre prove contrastanti.
Rimaneva comunque sempre riconosciuta e riaffrancata in ogni ricerca la validità della pratica che portava sempre e comunque alla guarigione.
Numerosi studi e ricerche scientifiche sul tarantismo hanno di fatto dimostrato che la tarantola centrava ben poco con la malattia,in quanto il suo veleno non è tale da procurare quella sintomatologia che va altresì individuata in quei disturbi dell’umore quali l’ansia e la depressione, legati alla sfera relazionale del soggetto: eros precluso,insoddisfazioni personali,stress lavorativo,difficoltà di integrazione col sociale etc
Io ritengo che la quasi totalità  degli studi fatti sul Tarantismo non è mai riuscita a dare risposte certe perché ha approcciato l’argomento da un punto di vista scisso in partenza sezionandolo nelle sue singole parti-malato,ragno,veleno,musica,ecc.- e non considerandolo nella sua globalità come un sistema che vedeva la comunità tutta orientata verso la terapia musicale operata da appositi musici-terapeuti che con suoni ritmo e danza  giungevano sempre alla risoluzione del caso.Sotto questo aspetto il tarantismo va rilanciato come naturale filosofia di vita epurato da tutte le pregiudiziali psicopatologiche ed eziologiche che non rendono merito all’evento terapico attraverso il suono il ritmo il canto e la danza, che è poi il fine della musicoterapia moderna.
Chi ha affrontato lo studio del tarantismo approcciandolo invece a 360° senza pregiudizi di sorta e che ne ha dato un’interpretazione che ritengo interessante proprio dal punto di vista musicoterapeutico  è stato l’etnologo Ernesto De Martino in quel capolavoro dal titolo “la terra del rimorso”.
Così infatti definisce il fenomeno dopo una lunga serie di indagini “…il tarantismo fu innanzitutto osservato nella provvisoria astrazione etnografica, e in questa fase dell’ indagine fu sottoposta a verifica la prospettiva ermeneutica prescelta del T. come istituto e non come malattia. Alla prova della ricerca sul campo fu riconosciuto come occasionale il nesso con forme di latrodectismo e così pure fu dimostrata la irriducibilità del fenomeno a disordine psichico, si rese al tempo stesso percepibile una ben definita autonomia simbolica culturalmente condizionata dal fenomeno, cioè un suo orizzonte mitico – rituale di ripresa e di reintegrazione rispetto ai momenti critici dell’esistenza umana con una spiccata elettività per la crisi della pubertà per il tema dell’eros precluso e per i conflitti adolescenziali”.

Quell’orizzonte mitico – rituale e di reintegrazione intravisto da De Martino altro non è che la traccia evidente dell’antica alleanza fra musica e medicina presente nelle coscienze degli antichi medici – citaredi pugliesi ereditata dalla cultura pitagorica.

 

Talmente forte era stato il messaggio pitagorico della musica guaritrice in terra di Puglia che addirittura tale forma terapeutica veniva garantita nella città di Taranto anche a chi non poteva permettersi le spese per la cura come ci riferisce nel ‘600 il Kirker “infatti i suonatori di Taranto…erano soliti curare con la musica anche in qualità di pubblici funzionari retribuiti con regolari stipendi per venire incontro ai più poveri e sollevarli dalle spese”. (Musurgia).

Il tarantismo dunque affonderebbe le sue origini in quella cultura pitagorica che dette grande importanza alla musica come elemento vivificatore dell’essere umano ed addirittura come regolatore del cosmo nell’idea di Amore-Anima-Armonia.

“I pitagorici furono non solo teorici dell’efficacia risanatrice della musica ma essi stesi catarti operanti. Pitagora praticava la musica risanatrice e così i tarantini Archita, Aristosseno e Clinia. Da Aristosseno musico, si recavano coloro che erano affetti da sciatica…curava inoltre l’eccitazione provocata dal vino e per quanto riguarda la sfera morale riteneva che l’aulos e la cetra fossero particolarmente adatti a moderare i costumi ed a salvaguardare il buon governo della città. L’impiego catartico della musica investiva dunque  nel pitagorismo la sfera del pathos nella sua triplice valenza psichica somatica e morale.” (E. De Martino – La terra del rimorso).

 

 

Per la psicologia umanistica  tale ipotesi assume un significato ancora più importante in quanto vi si intravedono nella pratica terapeutica condotta attraverso l’arte, la musica e la filosofia (quest’ultima intesa come generatrice di tutte le scienze ed arti), origini antichissime e affinità con la cultura orfico-pitagorica che impregnò tutta l’area Magnogreca ed in particolar modo la città simbolo di tale cultura, Taranto, che non a caso da il nome al tarantismo ed alla stessa tarantella che ne è una sua derivazione.
Pitagora filosofo,terapeuta,matematico nonché astronomo  sosteneva che tutto il creato fosse impostato su armoniche proporzioni e che la via dell’uomo verso la conoscenza e la saggezza passasse attraverso la consapevolezza di tali proporzioni. Essere all’unisono con l’universo con
l’ armonia delle sfere.
La musica rappresentava il mezzo elettivo per attivare tale consapevolezza interiore e par innescare processi di crescita nell’uomo.Attraverso la musica e tutte le sue componenti (ritmo,melos,danza etc) l’uomo raggiungeva la situazione estatica che gli permetteva di vibrare all’unisono con gli dei.
I culti religiosi delle divinità mitologiche più arcaiche Apollo,Demetra,Dionisio,Eros,Pan,etc, prevedevano sempre e comunque delle performance musicali di vario genere.
Gli stessi dei sono spesso raffigurati in pose estatiche con strumenti musicali fra le mani ad esempio Apollo con la cetra,Demetra con il tamburo a cornice, Pan con la siringa e Dionisio con l’aulos.
L’equazione estasi-benessere è alla base della teoria-pratica dell’Ontosofia Psicosomatica e Umanistica.
La dinamica fondamentale che porta alla guarigione dei cosìdetti “tarantati” va di fatto individuata proprio nel raggiungimento dell’estasi attraverso suoni e ritmi prodotti da musicanti coscienti di attivare tale dinamica terapeutica.
Potremmo di fatto intravedere un sano-intuitivo-primigeno concetto di intenzionalità in quanto motivazione dinamica portante della Psiche (individuale e collettiva) in Amore (Eros) con la Natura-Vivente.

Al fine di rafforzare e di comprovare in modo scientifico tali origini del tarantismo –non riconosciute da tutti- ho iniziato a visitare musei e siti archeologici per ricercare e fotografare immagini che dal lontano passato giunte fino ai nostri giorni potessero testimoniare tale collegamento storico.
I risultati di tale ricerca  sono stati sorprendenti, ed il materiale fin qui raccolto- un centinaio di diapositive-  ritengo sia esemplificativo e corroborante l’idea dell’Ontosofia di Eros e Psiche come motore delle radici della cultura occidentale (e da questa di ogni cultura autenticamente umana).

Paradossalmente tali origini del Tarantismo non sono state intuite e riconosciute da gran parte di coloro che hanno studiato il fenomeno che viene invece fatto risalire al medioevo, tesi che è costretto a sposare anche lo stesso De Martino pur avendo individuato delle similitudini con alcuni riti della grecia antica (oistros ed aioresis) ed un’analogia di orientamento che rinvia ad una comune epoca culturale che così descrive “…per quel che riguarda la catartica musicale è da ricordare come la tradizione pitagorica della corrispondenza fra l’armonia musicale del cosmo,l’armonia musicale dell’anima e del corpo e la musica ottenuta con strumenti umani era penetrata nel medioevo attraverso il De Musica di Boezio…”  non avendo trovato testimonianze letterali inerenti al tarantismo risalenti a prima dell’anno mille (il più antico documento relativo all’esorcismo musicale degli avvelenati dal morso della taranta è il Sertum papale De venenis) .

Se solo il De Martino avesse esaminato la collezione di reperti archeologici di vasi apuli degli Iatta di Ruvo di Puglia, sicuramente avrebbe trovato nelle immagini quello che nei testi scritti non aveva trovato.

 

La ricerca da me condotta  con la prospettiva ermeneutica derivante da una preparazione umanistica e musicoterapeutica mi ha portato infatti a ricercare nelle immagini provenienti dal lontano passato e giunte fino ai nostri giorni quelle prove che potessero ulteriormente testimoniare e certificare le origini del tarantismo ipotizzate.
È sorprendente infatti la grande quantità di scene rituali e mitologiche legate alla musica ed in particolare ai miti di Eros e Dionisio raffigurate sui reperti vascolari rinvenuti a Taranto e nelle numerose necropoli delle antiche città Messapiche e Peucete quali per citarne solo alcune Rudie, Roca, Egnatia, Mesagne Conversano, Bitonto,Altamura, Ruvo, e risalenti in massima parte proprio al IV secolo a.C,periodo nel quale la Taranto Pitagorica di Archita intessè una fitta rete di scambi economici e culturali con le popolazioni autoctone.

Il grande numero di officine e di forni per la cottura delle terre ,ritrovati negli scavi testimonia inoltre che tali vasi erano prodotti in loco e che la scelta di raffigurare quei miti  non sia casuale ma indicativa degli usi e costumi della società di quel periodo.

La teoria di Malinowski afferma infatti che il  mito e le ritualità ad esso connese rappresentino una sorta di “patente” delle istituzioni sociali che legittima costumi credenze ed atteggiamenti di una intera società.
Rocco A. Stano
La suddetta relazione è pubblicata su:

– Atti I° convegno Musicoterapia “Filippo Smaldone” – Bari 2001
– Atti Convegno “Sogno,Amore e Psiche” – Università di Lettere Bari 2005
– Il Ragno che Cura – Costanza Pintimalli e A.V. – Lo Gisma (Fi)

 

ASSOCIAZIONE NAZIONALE

SPECIALISTI IN MEDICINA DELLO SPORT
UNIVERSITA  G. D’ ANNUNZIO

Anno 2003
XIX Congresso  Nazionale
III corso di aggiornamento

SOTTO L’EGIDA DELLA F.M.S.I.
ATTIVITA’ FISICO – SPORTIVA E
APPARATO MUSCOLO – SCHELETRICO

22 – 25 GIUGNO  2003
Centro Universitario di Medicina dello Sport
Chieti
ASPETTI PSICOLOGICI E SOCIO-CULTURALI

L’ ATLETA HA PERSO LE ALI
La musicoterapia psicosomatica applicata allo sport come metodo formativo  per una  rinnovata  coscienza agonistica dell’atleta.

R.A.Stano-psicologo-musicoterapeuta               A.Scardicchio-Fiduciario medico F.I.G.C.- L.N.D. –Puglia
E universalmente riconosciuto ed ormai anche scientificamente comprovato che le proprietà fisiche del suono stimolano interessanti  risposte  psicologiche e  fisiologiche svolgendo un’azione che investe il corpo umano nella sua interezza psicorganica.
Numerose sono le ricerche che dimostrano che la musica provoca alterazioni della pressione arteriosa,della frequenza cardiaca e del ritmo respiratorio e stimola una risposta del sistema cardiovascolare e della resistenza galvanica /cutanea abbassando la soglia di sensibilità ad altre forme di stimoli e ritarda l’affaticamento muscolare.
Inoltre la capacità di coinvolgere i processi percettivi e cognitivi nonché quella di evocare emozioni e di raggiungere il profondo dell’animo umano rende il media sonoro particolarmente adatto a quei percorsi di consapevolezza interiore, di crescita personologica e di autocoscienza indispensabili per il benessere psicosomatico dell’uomo.
Non c’è dubbio pertanto che le qualità  fisiche e creative, proprie del media sonoro offrano interessanti opportunità dalle molteplici applicazioni in quei campi dove risulta molto stretta l’interazione fra più discipline come quello educativo, formativo, pedagogico, sportivo nonchè terapeutico soprattutto se si recupera l’antico significato dato dagli antichi ed in particolar modo dal mondo greco al termine di “TERAPEIA” non inteso come oggigiorno esclusivamente in senso farmacologico ma in una più totale visione umanistica come atto energetico/creativo che aveva il fine di riportare nell’essere umano quell’unità  anima corpo (psikè-soma) , da cui dipendeva lo stato di benessere.

Le capacità terapeutiche della musica erano infatti conosciute da quasi tutte le civiltà antiche e numerose sono le cosmogonie che considerano il suono come generatore dell’intero universo.La civiltà greca e magnogreca considerava la musica come elemento vivificatore dell’essere umano e regolatore del cosmo nell’idea di AMORE-ANIMA-ARMONIA.
Pitagora filosofo,terapeuta e matematico si formò culturalmente  in Grecia e in Egitto ma operò a lungo in Italia meridionale dove visse e fondò numerose scuole.L’incontro della saggezza greca di Pitagora con l’intelligenza indigena generò quella grande cultura che prese il nome di Magna Grecia.
La filosofia pitagorica (il termine filosofia fu coniato proprio da Pitagora) promuoveva la coincidenza dell’Amore-Anima (Eros e Psike) nel microcosmo individuale con l’Armonia delle Sfere nel macrocosmo dell’universo.
La teoria dell’armonia delle sfere era basata sull’idea che tutto il creato fosse impostato su armoniche proporzioni e che la via dell’uomo verso la conoscenza e la saggezza passasse attraverso la consapevolezza di tali proporzioni e la musica  rappresentava il mezzo elettivo per attivare tale coscienza interiore che permetteva  all’uomo di raggiungere l’estasis  cioè quel particolare stato di coscienza che lo avvicinava all’idea divina dell’Eros, il dio alato terzo principio generatore del cosmo dalla forza creatrice e rigeneratrice e ordinatore delle menti umane.
La metafora dell’uomo alato e del volo pindarico sta a rappresentare proprio questa concezione dell’esistenza che permetteva all’uomo di raggiungere una coscienza interiore tale da affrontare con grande spirito creativo ed agonistico tutte le attività umane religiose, politico-sociali, pedagogiche e ovviamente artistiche, ludiche e sportive e grande importanza veniva data alla formazione dei giovani mirata alla saggezza dell’essere ed all’armonia fra corpo e anima .

 

 

Gli atleti non erano esclusi da questo tipo di formazione in quanto la virtù atletica al pari di altre arti ribadiva la superiorità morale  sociale e culturale di ogni singola polis.
Le numerose tombe di atleti ritrovate  a Taranto e in altre città magnogreche come Sibari, Metaponto e Crotone, ci sono a conferma del favore che godeva la pratica sportiva fra il VI e III sec.a.C. ed inoltre  la ricchezza degli ornamenti rinvenuti (vasi,anfore,attrezzi ginnici personali) ci offre anche un ampio supporto visivo  dell’aulico ambiente che circondava la figura dell’atleta.
La formazione dell’uomo-atleta non si limitava infatti alla sola preparazione fisica ma ,costantemente attenta all’unità inscindibile di anima e corpo ed all’armonia della kalocagathia (coincidenza fra bellezza esteriore ed interiore), curava in modo particolare anche quella creativa artistico-musicale e morale attraverso le figure di più educatori quali il grammatico l’auleta ed il pedotriba.
Le stesse gare atletiche si svolgevano in concomitanza di determinate feste religiose in onore di divinità quali Zeus,Dionisio,Athena,Apollo,Demetra  e di manifestazioni artistiche poetiche e musicali chiamate agoni  nelle quali musici ed aedi si confrontavano in abilità e creatività con grande spirito competitivo.

Il termine agonismo, che oggigiorno deprivandolo del suo significato originale  è usato nello sport per definire più la forza atletica che la qualità, nasce di fatto etimologicamente dalla parola greca agon  con la quale si definivano  delle vere e proprie gare di musica e lirica nelle quali i partecipanti con ingegno, creatività ed abilità venivano a scontrarsi con grande spirito competitivo e per l’appunto agonistico.

La musicoterapia è stata di fatto spesso utilizzata in ambito sportivo in quanto può influenzare l’esercizio fisico contribuendo sia al rilassamento che all’incremento del livello di attivazione psicofisiologica della corteccia cerebrale necessario a mantenere questa in uno stato di vigilanza e di ricezione degli stimoli provenienti dal mondo esterno (arousal).
Secondo uno studio di J.W. Osborn sarebbe importante anche la capacità della musica di evocare immagini le quali possono rivestire un ruolo importante nella preparazione mentale dell’atleta migliorando la prestazione sportiva.
Una ricerca svolta nel 74 da Mastromatteo,Calderaro e Valentini su un gruppo di tiratori agonisti ha dimostrato che durante le sedute d’ascolto gli atleti avevano reazioni somatiche ed un aumentata consapevolezza del proprio schema corporeo.
Interessante lo studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università la Sapienza di Roma su 30 nuotatori di entrambi i sessi e relazionata al III congresso nazionale di musicoterapia di Torino.
Questo dimostra attraverso i dati fisiologici rilevati dalle misurazioni della FC,PAS, PAD,attraverso i dati psicologici ottenuti con la somministrazione del test STAI x1e x2, come la musicoterapia possa ridurre l’ansia di stato e di tratto.
Nel  self- report infatti gli atleti riferiscono che al termine di alcune sedute si sono trovati in una condizione tale di ipoattività da avere difficoltà nella ripresa degli allenamenti che seguivano.
Particolarmente interessante anche il risultato ottenuto attraverso il test  EPQ –r di Eysenk rilevato a distanza di un mese che dimostra come l’esperienza abbia modificato positivamente la personalità degli atleti.

La  Musicoterapia-Psicosomatica recuperando l’antico spirito Pitagorico pone alla base della sua teoria-pratica e delle proprie metodologie di intervento l’equazione estasi-benessere.
Nel percorso formativo viene considerato fondamentale il  recupero dell’unità psicosomatica (anima-corpo) e la formazione di una sana coscienza interiore per stimolare processi di crescita personologica atti a favorire la creatività,la riflessione,la condotta etica, la relazione interpersonale e la socializzazione, tutte qualità da ritenersi molto interessanti nella formazione e nella preparazione dello sportivo moderno sia a livello dilettantistico che professionistico.

 
Ed è sotto questa visione, aldilà di ogni tipo di sperimentazione atta a misurare scientificamente gli effetti del media sonoro con tutte le sue innumerevoli variabili fisiche (intensità,altezza,timbro etc.), che la musicoterapia-psicosomatica può essere applicata con grossi margini di successo a medio,breve e lungo termine in campo sportivo.

La figura del musicoterapeuta potrebbe essere inserita nei  programmi di allenamento di sport individuali e di squadra in sinergia con le altre figure professionali quali l’allenatore, il preparatore atletico e il medico dello sport al fine di contribuire ad una rinnovata formazione che non  guardi all’atleta solo come efficienza tecnica e muscolare ma lo consideri anche dal punto di vista più umano e  personologico  stimolandone le qualità creative  in modo che possa ritornare a volare sia sul campo di gioco che e soprattutto in quella palestra ben più importante che è la vita.

Bibliografia
FrancescoPalmirotta- Musicoterapia Psicosomatica -AOP edizioni –Bari 93
AA.VV-  Atti XII Convegno Sogno,Amore,Anima –Amo Ed.- Bari
AA.VV- Musicoterapia- Metodologie e Ricerche- Centro Scientifico Editore-Torino 98
FrancescoPalmirotta- Ontosofia Psicosomatica –AOP – Bari 93
Alfred Tomatis – Ascoltare L’Universo-Baldini&Castoldi- Milano 98
Rolando Benenzon – Manuale di Musicoterapia – Borla –Roma
L.Bunt -Musicoterapia-Ed.Kappa-Roma
Geoffrey S.Kirk-La natura dei miti greci-U.Laterza-Bari1993
Claudio Gregorat-L’anima degli strumenti musicali-Centro scientifico editore.Torino 1994
Alfredo Musajo Somma ed AA.VV – Musica e Medicina-Levante ed.-Bari
Francesca Curci-Il museo archeologico di Taranto-Scorpione Ed.- Taranto 1999
W.G.Davenport-Arousal theory and vigilance –Journal of  General Psychology, 91,51-59
J.W.Osborne-The mapping of thoughts,emotion,sensation and images as response to music-
Journal of Mental Imagery,5 133-136
C.T.Tart-Stati di coscienza-Astrolabio –Roma
Mastromatteo-Calderraro-Valentini – Musicoterapica in rilassamento-Atti I° Cong.Nazionale AIPS
G.Borg-Psychological bases of perceived exertion-Medicine and Science in Sport exercise.14,377
Jean Le Boulch-verso una scienza del movimento umano-Armando editore 1975
Mikol-Denny-The effect of music and rhythm on rotary pursuit perfomance-
Perceptual Motor Skill, 5, 3-6

Cardiologia Francesco De Gregori

Che si gioca per vincere e non si gioca per partecipare
Chi è ferito e non cade, ma continua ad andare
A sbattersi nel buio e a farsi vedere
A sanguinare di nascosto e a pagare da bere
A goccia a goccia, ma tu guarda, il mio cuore mangiato
L’amore ha sempre fame, non l’avevi notato
E dice sempre con disinvoltura
Senza paura dice: “mai”, senza paura mai.

Che si veste di bianco per scandalizzare
E compra rose a dozzine
E fa curvare i pianeti e fa piegare le schiene
Che si gioca per vincere e chi vince è perduto
Con una chiave ed un numero in mano
Tutta la notte aspettare un saluto
E a pensare: “ti amo”

Chi raccoglie conchiglie dopo la mareggiata
E il cielo è ancora scuro, ma la notte è passata
E macina la sabbia dentro i mulini a vento
E che non ha mai fretta e che non ha mai tempo
E poi l’amore indecente, che si lascia guardare
L’amore prepotente che si deve fare
E gli amori ormai passati e ancora vivi nella mente
Chè dell’amore non si butta niente

Esercizio fisico. I dieci comandam….meglio consigli

 

 

Sport e Cuore Prof.ssa Maria Serena Pompilio

 

 

Consigli per Una Sana Attività Fisica nel Cardiopatico

 

Al cardiopatico si consiglia sempre di praticare Attività, Fisica, Dinamica, Ritmica, a bassa e moderata Resistenza che non comporti produzione in eccesso di acido lattico da parte dei muscoli. L’attività isometrica e con componentistica ad alta Resistenza (pesi) è generalmente sconsigliata. Le attività fisiche che vanno bene per il cuore sono Passeggiare, Correre, Andare in bicicletta. Tutto deve essere fatto con il dovuto Allenamento e bisogna incrementare gradualmente l’Attività Fisica, perchè il cuore è un muscolo e, con l’Allenamento, migliora le sue prestazioni, acquistando tono e forza. Nell’iperteso, il movimento favorisce una riduzione dei valori pressori. Sotto sforzo si ha vasodilatazione, afflusso di sangue ai muscoli, riduzione delle le resistenze sistemiche e così la pressione arteriosa cala.

La Durata di ogni seduta deve essere di circa di 30-60 minuti, con una Frequenza tre o quattro di alla Settimana, superate la quale, l’effetto è modesto.

L ‘Intensità da applicare nei primi periodi di allenamento devecorrispondere ad unosforzo moderato, caratterizzato da Impegno Fisico corrispondente al 45-60% della Massima Funzionale capacity e frequenze cardiache dal 60 al 75% della capacity massimale; tempo condensato Tipo di Attività Fisica è particolarmente indicata ai soggetti ipertesi in sovrappeso. Solo in momento successivo , persistendo il benessere soggettivo, e se vi è stabilità clinica, si può passare ad uno sforzo vigoroso caratterizzato da frequenze cardiache allenanti che vanno dal 70 al 85% della Massima.

Per concludere si ribadisce il che l‘effetto favorevole dell’allenamento fisico sui più importanti Fattori di Rischio Cardiovascolare ,Diabete mellito, Dislipidemia, Ipertensione arteriosa, Sovrappeso, va ben oltre il semplice Funzionale Miglioramento della capacity (Resistenza allo sforzo); è anche  importante ricordare l‘effetto di vasodilatazione delle arterie che ottiene sia in arterie malate che in quelle sane; Alti effetti si traducono in riduzione di mortalità e morbilità.

E’ importante sottolineare che l’Effetto benefico è largamente legato ad Attività Fisica regolare e mantenuta nel tempo.

Ancora, si deve tenere sempe presente che l’Attività Fisica ludica è protettiva, mentre la Fatica Fisica lavorativa non protegge l’apparato cardiovascolare, per non è mai necessario un lavoro eccessivo e stressante. Quest’ultimo serve solo a modellare i muscoli ed il corpo.

  

Esecuzione dell’Attività Fisica

L’Attività deve essere svolta tre volte alla settimana e con Continuità. Se prima di iniziare si accusano Disturbi, tipo  dolore toracico, palpitazione o febbre non iniziare l’Allenamento o, se già iniziato che si sospenda.

Le Modalità vanno da Buon passo di Camminare, correre al (corsetta), bicicletta, cyclette, ginnastica dolce a corpo libero.

– Usare Abbigliamento comodo delle Nazioni Unite.

– Eseguire l’Attività sempre Tre ore DOPO I Pasti Principali ( al mattino DOPO la prima COLAZIONE);

La Durata della Seduta singola è di 30 Minuti. In alcuni casi  si può svolgere allenamento intervallato e caratterizzato da brevi momenti di sosta.

– Controllare la Frequenza Cardiaca a riposo al polso o mediante l’uso del cardiofrequenzimetro.

– Durante la Fase di Lavoro Durante (Allenamento) il NUMERO dei Battiti cardiaci, non deve superare lo stabilito limite e deve  essere mantenuto per il Periodo Consigliato.

– Effettuare un riscaldamento eseguendo Esercizi LEGGERI; se si svolge jogging inizialmente camminare, in caso  di uso di bicicletta o cyclette, pedalare a ruota leggera (Senza Freno).

 

  Bibliografia

Zeppilli, Cardiologia dello Sport ed, CESI Roma 2001

Assanelli, Cottarelli, Biffi, Fernando, Cardiopatia e sport, MED. LAV. Marzo-Aprile 2003

Americano College Stand di posizione Medicina dello Sport, MED eserci SCI SPORT 1998

 

 

Dalla Teoria Alla Pratica

I singoli Dieci Consigli per un equilibrato esercizio fisico nel cardiopatico

 

  1. Iniziare l’Attività Fisica DOPO UNA VALUTAZIONE cardiologica
  2. Durata Seduta di Una e di 30 Minuti
  3. Frequenza Tre o quattro di alla settimana
  4. Intensità da applicare Nei Primi periodicamente di Allenamento DEVE corrispondere ad uno sforzo moderato
  5. Attività Fisica regolare mantenuta nel tempo.
  6. Abbigliamento comodo.
  7. Eseguire l’Attività sempre or tre ore dopo i Pasti Principali (al mattino dopo la prima COLAZIONE);
  8. Controllare la Frequenza Cardiaca a riposo al polso o mediante l’uso del cardiofrequenzimetro.

 

  1. Durante la Fase di Lavoro Durante (Allenamento) il NUMERO dei Battiti cardiaci, non deve superare lo stabilito limite e deve  essere mantenuto per il Periodo Consigliato.

 

  1. Effettuare un riscaldamento eseguendo Esercizi LEGGERI; se si svolge jogging inizialmente camminare, in caso  di uso di bicicletta o cyclette, pedalare a ruota leggera (Senza Freno).

 

Prof.ssa Maria Serena Pompilio, docente di Teoria Tecnica e Didattica (TTD) del fitness e wellness Presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, Corso di Laurea Scienze delle Attività Motorie e Sportive, Bari