Gent.le
Dott. Riccardo Guglielmi
Con la presente in primis per esprimerle tutta la mia simpatia verso la sua persona per le qualità umane e professionali che ho avuto modo di riconoscere in Lei.
Non è facile al giorno d’oggi trovare persone così cariche di umanità e capacità relazionali che in termini più scientifici in psicologia definiamo empatia.
Poi per ringraziarla della disponibilità offertami nel poter operare con la Musicoterapia Psicosomatica verso quei pazienti per i quali riterrà opportuno consigliare tale percorso terapeutico.
Le capacità terapeutiche del suono ( che noi intendiamo come elemento vibrazionale) sono riconosciute sin dalla notte dei tempi.
Quasi tutte le cosmogonie dei vari popoli antichi riconoscevano nel suono addirittura l’elemento scatenante l’intero creato.
Senza comunque addentrarmi in discorsi di carattere filosofico-esoterico meglio trattati in vari articoli da me pubblicati di cui le invio una copia in allegato, ciò che i nostri progenitori avevano intuito si basa oggigiorno su serie ed oggettive indagini scientifiche ed è questo che farebbe rientrare la Musicoterapia di fatto fra le terapie dolci più certificate e certificabili.
Numerose sono le indagine condotte da medici, fisiologi, neurologi e psicologi che dimostrano come il suono interagisca contemporaneamente sulla psiche e sul soma ed in modo particolare a livello cardiocircolatorio e respiratorio.
Risulta molto valida nelle tachicardie ansiogene e nelle ipertensioni sopratutto lì dove bisogna limitare per altri motivi l’uso di farmaci.
Notevoli sono anche le stimolazioni a livello cerebrale tant’è che l’uso della musicoterapia è riconosciuto nelle strategie riabilitative in pazienti colpiti da ictus o con danni cerebrali e nel Parkinson.
Con il dottor Scardicchio qualche anno fa avevamo iniziato a livello sperimentale proprio un percorso con una paziente affetta da Parkinson con risultati molto interessanti.
Il metodo da me applicato è fondato sulla somministrazione di ritmi ,suoni e melodie in acustico, eseguiti e creati sul momento, personalizzati ed irripetibili, prendendo le distanze da altre scuole che vedono l’utilizzo di brani musicali registrati tratti dal reportorio classico e che di fatto stanno dimostrando tutta la loro fallacità sopratutto a livello empatico-emozionale.
Il luogo preferenziale della terapia (il setting) è il domicilio stesso del cliente, cosa che rientra anche in molti piani sanitari legati alla riabilitazione ed all’intervento su malati terminali ma non escludo eventuali altre possibilità a secondo dei casi ,come studi medici,ospedali ed eventualmente luoghi aperti (boschi,spiagge etc.).
Come anticipato allego una delle tante relazioni da me tenute in vari congressi che eventualmente potrebbe pubblicare sul suo sito.
In attesa di sentirla presto, cordiali saluti
Rocco Angelo Stano
Tarantismo e Musicoterapia Psicosomatica
Con il termine di Tarantismo o Tarantolismo si definisce nella sua completezza quel fenomeno tipico dell’Italia sud-orientale ed in particolar modo dell’area salentina che vede protagonista il suono come unico rimedio per la guarigione dal morso di un ragno chiamato “tarantola”.
La credenza popolare attribuiva a questo ragno poteri venefici tali da procurare una serie di sintomi quali vertigini,nausea,dolori addominali che insorgevano dopo poche ore dal morso e che portavano i soggetto affetti-chiamati per l’appunto tarantati- ad una situazione di totale catatonia.
Unico rimedio a tali sofferenze era la cura dei suoni domiciliare.
I famigliari dei tarantati assoldavano a pagamento appositi musici-terapeuti affinché venisse somministrata tale cura.
La terapia si teneva all’interno della casa o nei cortili in uno spazio che venivano appositamente allestito per il malato corredato con nastri colorati catini colmi d’acqua,mazzi di erbe odorose specchi e/o spade, a disposizione del tarantato.
Tutto questo che assomiglia a ciò che in musicoterapia chiamiamo setting durava per giorni interi fino alla completa guarigione che avveniva sempre e comunque.
Lo strumento elettivo di tale cura era il tamburo a cornice con sonagli (dai più conosciuto come tamburello) al quale si affiancavano vari strumenti melodici quali il flauto,la zampogna,la chitarra ed il violino.
Tale pratica era talmente radicata nella cultura pugliese e salentina in particolare, (ma ci sono tracce anche in altre regioni del sud, in Abruzzo, ed in particolar modo in Sardegna dove il fenomeno assume la denominazione di “Argia”) che la Chiesa Cattolica,non potendo debellarla la ufficializzò affidandogli San Paolo –il santo dell’Estasi Mistica per eccellenza- come protettore, e pretendendo che i guariti da tali sofferenze rendessero omaggio al Santo -unico artefice della guarigione-presso la cappella di San Paolo in Galatina.
Il sincretismo originatosi se da un lato a spostato il focus dall’effetto terapeutico del suono al miracolo, ha fatto sì che tale antica pratica si mantenesse viva fino ai giorni nostri.
La particolarità e l’originalità del fenomeno ha attratto filosofi etnologi antropologi e soprattutto medici di ogni epoca ed ognuno di queste intelligenze ha condotto studi approfonditi sull’argomento ed il tentativo di darne spiegazioni logiche e razionali ha fatto orientare le ricerche su tutte le concatenazioni di causa – effetto possibili ed immaginabili, spostando il focus via via dalla reale velenosità del ragno al disordine mentale, delle abitudini socioculturali dei pugliesi alle reali capacità iatriche della musica, dal bisogno sessuale all’isteria e via dicendo senza riuscire comunque ad ottenere delle risposte precise e quando qualcuno riteneva di averne trovate veniva ben presto contraddetto da altre prove contrastanti.
Rimaneva comunque sempre riconosciuta e riaffrancata in ogni ricerca la validità della pratica che portava sempre e comunque alla guarigione.
Numerosi studi e ricerche scientifiche sul tarantismo hanno di fatto dimostrato che la tarantola centrava ben poco con la malattia,in quanto il suo veleno non è tale da procurare quella sintomatologia che va altresì individuata in quei disturbi dell’umore quali l’ansia e la depressione, legati alla sfera relazionale del soggetto: eros precluso,insoddisfazioni personali,stress lavorativo,difficoltà di integrazione col sociale etc
Io ritengo che la quasi totalità degli studi fatti sul Tarantismo non è mai riuscita a dare risposte certe perché ha approcciato l’argomento da un punto di vista scisso in partenza sezionandolo nelle sue singole parti-malato,ragno,veleno,musica,ecc.- e non considerandolo nella sua globalità come un sistema che vedeva la comunità tutta orientata verso la terapia musicale operata da appositi musici-terapeuti che con suoni ritmo e danza giungevano sempre alla risoluzione del caso.Sotto questo aspetto il tarantismo va rilanciato come naturale filosofia di vita epurato da tutte le pregiudiziali psicopatologiche ed eziologiche che non rendono merito all’evento terapico attraverso il suono il ritmo il canto e la danza, che è poi il fine della musicoterapia moderna.
Chi ha affrontato lo studio del tarantismo approcciandolo invece a 360° senza pregiudizi di sorta e che ne ha dato un’interpretazione che ritengo interessante proprio dal punto di vista musicoterapeutico è stato l’etnologo Ernesto De Martino in quel capolavoro dal titolo “la terra del rimorso”.
Così infatti definisce il fenomeno dopo una lunga serie di indagini “…il tarantismo fu innanzitutto osservato nella provvisoria astrazione etnografica, e in questa fase dell’ indagine fu sottoposta a verifica la prospettiva ermeneutica prescelta del T. come istituto e non come malattia. Alla prova della ricerca sul campo fu riconosciuto come occasionale il nesso con forme di latrodectismo e così pure fu dimostrata la irriducibilità del fenomeno a disordine psichico, si rese al tempo stesso percepibile una ben definita autonomia simbolica culturalmente condizionata dal fenomeno, cioè un suo orizzonte mitico – rituale di ripresa e di reintegrazione rispetto ai momenti critici dell’esistenza umana con una spiccata elettività per la crisi della pubertà per il tema dell’eros precluso e per i conflitti adolescenziali”.
Quell’orizzonte mitico – rituale e di reintegrazione intravisto da De Martino altro non è che la traccia evidente dell’antica alleanza fra musica e medicina presente nelle coscienze degli antichi medici – citaredi pugliesi ereditata dalla cultura pitagorica.
Talmente forte era stato il messaggio pitagorico della musica guaritrice in terra di Puglia che addirittura tale forma terapeutica veniva garantita nella città di Taranto anche a chi non poteva permettersi le spese per la cura come ci riferisce nel ‘600 il Kirker “infatti i suonatori di Taranto…erano soliti curare con la musica anche in qualità di pubblici funzionari retribuiti con regolari stipendi per venire incontro ai più poveri e sollevarli dalle spese”. (Musurgia).
Il tarantismo dunque affonderebbe le sue origini in quella cultura pitagorica che dette grande importanza alla musica come elemento vivificatore dell’essere umano ed addirittura come regolatore del cosmo nell’idea di Amore-Anima-Armonia.
“I pitagorici furono non solo teorici dell’efficacia risanatrice della musica ma essi stesi catarti operanti. Pitagora praticava la musica risanatrice e così i tarantini Archita, Aristosseno e Clinia. Da Aristosseno musico, si recavano coloro che erano affetti da sciatica…curava inoltre l’eccitazione provocata dal vino e per quanto riguarda la sfera morale riteneva che l’aulos e la cetra fossero particolarmente adatti a moderare i costumi ed a salvaguardare il buon governo della città. L’impiego catartico della musica investiva dunque nel pitagorismo la sfera del pathos nella sua triplice valenza psichica somatica e morale.” (E. De Martino – La terra del rimorso).
Per la psicologia umanistica tale ipotesi assume un significato ancora più importante in quanto vi si intravedono nella pratica terapeutica condotta attraverso l’arte, la musica e la filosofia (quest’ultima intesa come generatrice di tutte le scienze ed arti), origini antichissime e affinità con la cultura orfico-pitagorica che impregnò tutta l’area Magnogreca ed in particolar modo la città simbolo di tale cultura, Taranto, che non a caso da il nome al tarantismo ed alla stessa tarantella che ne è una sua derivazione.
Pitagora filosofo,terapeuta,matematico nonché astronomo sosteneva che tutto il creato fosse impostato su armoniche proporzioni e che la via dell’uomo verso la conoscenza e la saggezza passasse attraverso la consapevolezza di tali proporzioni. Essere all’unisono con l’universo con
l’ armonia delle sfere.
La musica rappresentava il mezzo elettivo per attivare tale consapevolezza interiore e par innescare processi di crescita nell’uomo.Attraverso la musica e tutte le sue componenti (ritmo,melos,danza etc) l’uomo raggiungeva la situazione estatica che gli permetteva di vibrare all’unisono con gli dei.
I culti religiosi delle divinità mitologiche più arcaiche Apollo,Demetra,Dionisio,Eros,Pan,etc, prevedevano sempre e comunque delle performance musicali di vario genere.
Gli stessi dei sono spesso raffigurati in pose estatiche con strumenti musicali fra le mani ad esempio Apollo con la cetra,Demetra con il tamburo a cornice, Pan con la siringa e Dionisio con l’aulos.
L’equazione estasi-benessere è alla base della teoria-pratica dell’Ontosofia Psicosomatica e Umanistica.
La dinamica fondamentale che porta alla guarigione dei cosìdetti “tarantati” va di fatto individuata proprio nel raggiungimento dell’estasi attraverso suoni e ritmi prodotti da musicanti coscienti di attivare tale dinamica terapeutica.
Potremmo di fatto intravedere un sano-intuitivo-primigeno concetto di intenzionalità in quanto motivazione dinamica portante della Psiche (individuale e collettiva) in Amore (Eros) con la Natura-Vivente.
Al fine di rafforzare e di comprovare in modo scientifico tali origini del tarantismo –non riconosciute da tutti- ho iniziato a visitare musei e siti archeologici per ricercare e fotografare immagini che dal lontano passato giunte fino ai nostri giorni potessero testimoniare tale collegamento storico.
I risultati di tale ricerca sono stati sorprendenti, ed il materiale fin qui raccolto- un centinaio di diapositive- ritengo sia esemplificativo e corroborante l’idea dell’Ontosofia di Eros e Psiche come motore delle radici della cultura occidentale (e da questa di ogni cultura autenticamente umana).
Paradossalmente tali origini del Tarantismo non sono state intuite e riconosciute da gran parte di coloro che hanno studiato il fenomeno che viene invece fatto risalire al medioevo, tesi che è costretto a sposare anche lo stesso De Martino pur avendo individuato delle similitudini con alcuni riti della grecia antica (oistros ed aioresis) ed un’analogia di orientamento che rinvia ad una comune epoca culturale che così descrive “…per quel che riguarda la catartica musicale è da ricordare come la tradizione pitagorica della corrispondenza fra l’armonia musicale del cosmo,l’armonia musicale dell’anima e del corpo e la musica ottenuta con strumenti umani era penetrata nel medioevo attraverso il De Musica di Boezio…” non avendo trovato testimonianze letterali inerenti al tarantismo risalenti a prima dell’anno mille (il più antico documento relativo all’esorcismo musicale degli avvelenati dal morso della taranta è il Sertum papale De venenis) .
Se solo il De Martino avesse esaminato la collezione di reperti archeologici di vasi apuli degli Iatta di Ruvo di Puglia, sicuramente avrebbe trovato nelle immagini quello che nei testi scritti non aveva trovato.
La ricerca da me condotta con la prospettiva ermeneutica derivante da una preparazione umanistica e musicoterapeutica mi ha portato infatti a ricercare nelle immagini provenienti dal lontano passato e giunte fino ai nostri giorni quelle prove che potessero ulteriormente testimoniare e certificare le origini del tarantismo ipotizzate.
È sorprendente infatti la grande quantità di scene rituali e mitologiche legate alla musica ed in particolare ai miti di Eros e Dionisio raffigurate sui reperti vascolari rinvenuti a Taranto e nelle numerose necropoli delle antiche città Messapiche e Peucete quali per citarne solo alcune Rudie, Roca, Egnatia, Mesagne Conversano, Bitonto,Altamura, Ruvo, e risalenti in massima parte proprio al IV secolo a.C,periodo nel quale la Taranto Pitagorica di Archita intessè una fitta rete di scambi economici e culturali con le popolazioni autoctone.
Il grande numero di officine e di forni per la cottura delle terre ,ritrovati negli scavi testimonia inoltre che tali vasi erano prodotti in loco e che la scelta di raffigurare quei miti non sia casuale ma indicativa degli usi e costumi della società di quel periodo.
La teoria di Malinowski afferma infatti che il mito e le ritualità ad esso connese rappresentino una sorta di “patente” delle istituzioni sociali che legittima costumi credenze ed atteggiamenti di una intera società.
Rocco A. Stano
La suddetta relazione è pubblicata su:
– Atti I° convegno Musicoterapia “Filippo Smaldone” – Bari 2001
– Atti Convegno “Sogno,Amore e Psiche” – Università di Lettere Bari 2005
– Il Ragno che Cura – Costanza Pintimalli e A.V. – Lo Gisma (Fi)
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
SPECIALISTI IN MEDICINA DELLO SPORT
UNIVERSITA G. D’ ANNUNZIO
Anno 2003
XIX Congresso Nazionale
III corso di aggiornamento
SOTTO L’EGIDA DELLA F.M.S.I.
ATTIVITA’ FISICO – SPORTIVA E
APPARATO MUSCOLO – SCHELETRICO
22 – 25 GIUGNO 2003
Centro Universitario di Medicina dello Sport
Chieti
ASPETTI PSICOLOGICI E SOCIO-CULTURALI
L’ ATLETA HA PERSO LE ALI
La musicoterapia psicosomatica applicata allo sport come metodo formativo per una rinnovata coscienza agonistica dell’atleta.
R.A.Stano-psicologo-musicoterapeuta A.Scardicchio-Fiduciario medico F.I.G.C.- L.N.D. –Puglia
E universalmente riconosciuto ed ormai anche scientificamente comprovato che le proprietà fisiche del suono stimolano interessanti risposte psicologiche e fisiologiche svolgendo un’azione che investe il corpo umano nella sua interezza psicorganica.
Numerose sono le ricerche che dimostrano che la musica provoca alterazioni della pressione arteriosa,della frequenza cardiaca e del ritmo respiratorio e stimola una risposta del sistema cardiovascolare e della resistenza galvanica /cutanea abbassando la soglia di sensibilità ad altre forme di stimoli e ritarda l’affaticamento muscolare.
Inoltre la capacità di coinvolgere i processi percettivi e cognitivi nonché quella di evocare emozioni e di raggiungere il profondo dell’animo umano rende il media sonoro particolarmente adatto a quei percorsi di consapevolezza interiore, di crescita personologica e di autocoscienza indispensabili per il benessere psicosomatico dell’uomo.
Non c’è dubbio pertanto che le qualità fisiche e creative, proprie del media sonoro offrano interessanti opportunità dalle molteplici applicazioni in quei campi dove risulta molto stretta l’interazione fra più discipline come quello educativo, formativo, pedagogico, sportivo nonchè terapeutico soprattutto se si recupera l’antico significato dato dagli antichi ed in particolar modo dal mondo greco al termine di “TERAPEIA” non inteso come oggigiorno esclusivamente in senso farmacologico ma in una più totale visione umanistica come atto energetico/creativo che aveva il fine di riportare nell’essere umano quell’unità anima corpo (psikè-soma) , da cui dipendeva lo stato di benessere.
Le capacità terapeutiche della musica erano infatti conosciute da quasi tutte le civiltà antiche e numerose sono le cosmogonie che considerano il suono come generatore dell’intero universo.La civiltà greca e magnogreca considerava la musica come elemento vivificatore dell’essere umano e regolatore del cosmo nell’idea di AMORE-ANIMA-ARMONIA.
Pitagora filosofo,terapeuta e matematico si formò culturalmente in Grecia e in Egitto ma operò a lungo in Italia meridionale dove visse e fondò numerose scuole.L’incontro della saggezza greca di Pitagora con l’intelligenza indigena generò quella grande cultura che prese il nome di Magna Grecia.
La filosofia pitagorica (il termine filosofia fu coniato proprio da Pitagora) promuoveva la coincidenza dell’Amore-Anima (Eros e Psike) nel microcosmo individuale con l’Armonia delle Sfere nel macrocosmo dell’universo.
La teoria dell’armonia delle sfere era basata sull’idea che tutto il creato fosse impostato su armoniche proporzioni e che la via dell’uomo verso la conoscenza e la saggezza passasse attraverso la consapevolezza di tali proporzioni e la musica rappresentava il mezzo elettivo per attivare tale coscienza interiore che permetteva all’uomo di raggiungere l’estasis cioè quel particolare stato di coscienza che lo avvicinava all’idea divina dell’Eros, il dio alato terzo principio generatore del cosmo dalla forza creatrice e rigeneratrice e ordinatore delle menti umane.
La metafora dell’uomo alato e del volo pindarico sta a rappresentare proprio questa concezione dell’esistenza che permetteva all’uomo di raggiungere una coscienza interiore tale da affrontare con grande spirito creativo ed agonistico tutte le attività umane religiose, politico-sociali, pedagogiche e ovviamente artistiche, ludiche e sportive e grande importanza veniva data alla formazione dei giovani mirata alla saggezza dell’essere ed all’armonia fra corpo e anima .
Gli atleti non erano esclusi da questo tipo di formazione in quanto la virtù atletica al pari di altre arti ribadiva la superiorità morale sociale e culturale di ogni singola polis.
Le numerose tombe di atleti ritrovate a Taranto e in altre città magnogreche come Sibari, Metaponto e Crotone, ci sono a conferma del favore che godeva la pratica sportiva fra il VI e III sec.a.C. ed inoltre la ricchezza degli ornamenti rinvenuti (vasi,anfore,attrezzi ginnici personali) ci offre anche un ampio supporto visivo dell’aulico ambiente che circondava la figura dell’atleta.
La formazione dell’uomo-atleta non si limitava infatti alla sola preparazione fisica ma ,costantemente attenta all’unità inscindibile di anima e corpo ed all’armonia della kalocagathia (coincidenza fra bellezza esteriore ed interiore), curava in modo particolare anche quella creativa artistico-musicale e morale attraverso le figure di più educatori quali il grammatico l’auleta ed il pedotriba.
Le stesse gare atletiche si svolgevano in concomitanza di determinate feste religiose in onore di divinità quali Zeus,Dionisio,Athena,Apollo,Demetra e di manifestazioni artistiche poetiche e musicali chiamate agoni nelle quali musici ed aedi si confrontavano in abilità e creatività con grande spirito competitivo.
Il termine agonismo, che oggigiorno deprivandolo del suo significato originale è usato nello sport per definire più la forza atletica che la qualità, nasce di fatto etimologicamente dalla parola greca agon con la quale si definivano delle vere e proprie gare di musica e lirica nelle quali i partecipanti con ingegno, creatività ed abilità venivano a scontrarsi con grande spirito competitivo e per l’appunto agonistico.
La musicoterapia è stata di fatto spesso utilizzata in ambito sportivo in quanto può influenzare l’esercizio fisico contribuendo sia al rilassamento che all’incremento del livello di attivazione psicofisiologica della corteccia cerebrale necessario a mantenere questa in uno stato di vigilanza e di ricezione degli stimoli provenienti dal mondo esterno (arousal).
Secondo uno studio di J.W. Osborn sarebbe importante anche la capacità della musica di evocare immagini le quali possono rivestire un ruolo importante nella preparazione mentale dell’atleta migliorando la prestazione sportiva.
Una ricerca svolta nel 74 da Mastromatteo,Calderaro e Valentini su un gruppo di tiratori agonisti ha dimostrato che durante le sedute d’ascolto gli atleti avevano reazioni somatiche ed un aumentata consapevolezza del proprio schema corporeo.
Interessante lo studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università la Sapienza di Roma su 30 nuotatori di entrambi i sessi e relazionata al III congresso nazionale di musicoterapia di Torino.
Questo dimostra attraverso i dati fisiologici rilevati dalle misurazioni della FC,PAS, PAD,attraverso i dati psicologici ottenuti con la somministrazione del test STAI x1e x2, come la musicoterapia possa ridurre l’ansia di stato e di tratto.
Nel self- report infatti gli atleti riferiscono che al termine di alcune sedute si sono trovati in una condizione tale di ipoattività da avere difficoltà nella ripresa degli allenamenti che seguivano.
Particolarmente interessante anche il risultato ottenuto attraverso il test EPQ –r di Eysenk rilevato a distanza di un mese che dimostra come l’esperienza abbia modificato positivamente la personalità degli atleti.
La Musicoterapia-Psicosomatica recuperando l’antico spirito Pitagorico pone alla base della sua teoria-pratica e delle proprie metodologie di intervento l’equazione estasi-benessere.
Nel percorso formativo viene considerato fondamentale il recupero dell’unità psicosomatica (anima-corpo) e la formazione di una sana coscienza interiore per stimolare processi di crescita personologica atti a favorire la creatività,la riflessione,la condotta etica, la relazione interpersonale e la socializzazione, tutte qualità da ritenersi molto interessanti nella formazione e nella preparazione dello sportivo moderno sia a livello dilettantistico che professionistico.
Ed è sotto questa visione, aldilà di ogni tipo di sperimentazione atta a misurare scientificamente gli effetti del media sonoro con tutte le sue innumerevoli variabili fisiche (intensità,altezza,timbro etc.), che la musicoterapia-psicosomatica può essere applicata con grossi margini di successo a medio,breve e lungo termine in campo sportivo.
La figura del musicoterapeuta potrebbe essere inserita nei programmi di allenamento di sport individuali e di squadra in sinergia con le altre figure professionali quali l’allenatore, il preparatore atletico e il medico dello sport al fine di contribuire ad una rinnovata formazione che non guardi all’atleta solo come efficienza tecnica e muscolare ma lo consideri anche dal punto di vista più umano e personologico stimolandone le qualità creative in modo che possa ritornare a volare sia sul campo di gioco che e soprattutto in quella palestra ben più importante che è la vita.
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