Il Servizio sanitario nazionale, da anni alle prese con tagli, sprechi e medicina difensiva rischia di morire per anemia e malnutrizione. Si calcola che solo il boom di pratiche diagnostiche e terapeutiche disposte dai medici per tutelarsi dal rischio di un contenzioso medico legale, comporti una spesa annuale di circa 14 miliardi di euro.
In Italia negli ultimi anni vi è stato un incremento delle richieste di risarcimento totalmente ingiustificato. Queste sono le premesse che portano a conseguenze gravi anche in presenza di un comportamento medico corretto. I medici si trovano quindi a operare in condizioni molto stressanti, a loro volta causa di un aumento dei rischi e della possibilità di errore. Questo è il quotidiano teatro operativo del medico, terreno ideale per far germogliare, coltivare e produrre la medicina difensiva il cui risultato finale è il costo enorme per la collettività.
Come da fonte sindacale Cimo Asmd, il 95% delle richieste di risarcimento finisce in tribunale. Oltre il 70% dei medici è comunque prosciolto o assolto, ma i processi durano anni, creando grave danno psicologico ed economico a carico degli interessati. Sono necessarie inderogabili e radicali riforme del sistema, altrimenti gli operatori sanitari continueranno ad agire, specialmente in ambito chirurgico, con l’esclusivo interesse di evitare il contenzioso e non quello della salute del paziente. Richiesta di esami inappropriati, allungamento dei tempi e delle procedure, frammentarietà della responsabilità e coinvolgimento di più operatori sono le strategie più usate in tema di medicina difensiva. A nulla servono interventi palliativi. Senza le necessarie misure alto sarà il rischio di paralisi del Sistema sanitario.
Quando sono vani gli appelli, quando la ragione non trova lo spazio necessario per rendere visibili le problematiche, forse dobbiamo chiedere aiuto alla storia e al nostro vissuto. Non vogliamo piangerci addosso, ma desideriamo proporre modalità operative. Pensiamo alle Tavole di Mosè. Dieci comandamenti come regole di vita, dieci proposte per dare vita al nostro Sistema sanitario.
La soluzione del problema passa per questi 10 proposte: 1) Depenalizzazione dell’atto medico; 2) Applicazione del concetto di lite temeraria, con diritto di rivalsa nei confronti di coloro che intentano cause strumentalmente senza alcun fondamento clinico; 3) Inversione dell’onere della prova nelle cause civili; 4) Percorsi extragiudiziali per la risoluzione del contenzioso, con automatica remissione della querela in presenza di un accordo risolutivo; 5) Albi dei periti costituiti con criteri stringenti che certifichino la professionalità di chi indiscutibilmente contribuisce al formarsi del giudizio; 6) Introduzione del concetto di alea terapeutica (quando ad esempio vi siano effetti avversi non prevedibili dovuti all’uso di un farmaco, o rischi insiti e ineliminabili in una procedura); 7) Copertura assicurativa e/o gestione diretta del sinistro da parte della struttura, identificando un fondo regionale finanziato anche con i risparmi derivanti dalla riduzione della medicina difensiva; 8) Riduzione a 5 anni dei termini di prescrizione; 9) Tetto ai risarcimenti; 10) Obbligo dell’introduzione nelle aziende sanitarie di una vera prevenzione del rischio.
Al di là dalle proposte sindacali è necessario che i nuovi legislatori producano la normativa che aiuti a colmare definitivamente il deficit legislativo.
A qualcuno potrebbero sembrare queste proposte eccessivamente favorevoli ai camici bianchi. Ogni sanitario e in particolare il medico del Servizio sanitario pubblico, è deontologicamente obbligato a intervenire e a trattare il paziente anche nei casi più gravi e complessi. Affrontare queste emergenze in perenne stato di allarme non fa altro che aumentare i rischi comunque insiti in qualsiasi trattamento. Facciamo lavorare con tranquillità il medico e il primo a riceverne un vantaggio sarà il paziente.
Bari 10 maggio 2013