Divisa e camice bianco hanno sempre suscitato fascino e sex appeal nel genere femminile. Il software di base inserito nell’hardware femmina è predisposto per la scelta di un maschio che possa assicurare sicurezza per se stessa e per la prole. La divisa, l’abito del soldato, rappresenta la forza con cui ottenere potere materiale, il camice del medico rilievo sociale e sicurezza per la salute. Negli ultimi decenni vi è sempre stata un’alternanza di primato e come in una gara automobilistica, continui sorpassi, tra le due diverse professioni. Per l’antimilitarismo negli anni sessanta i camici bianchi erano al comando, dopo il crollo delle torri gemelle la prima posizione è passata alla divisa, specie quella del pompiere. Vantaggio consolidato in questo decennio a causa del continuo discredito e fango riversato sulla classe medica, grazie all’enfasi e alla facilità di come si parla e scrive di malasanità. In questo periodo nuovo sorpasso e dopo il fascino della divisa, arriva quello del camice bianco. Galeotti i telefoni cellulari e i social network, ormai diventati d’impiego routinario nel rapporto tra medico e paziente. L’uso di internet ha moltiplicato il numero dei medici oggetto di mire sentimentali. La rete permette alle pazienti, senza distinzione di età, di invaghirsi del dottore e mettere in campo i collaudati mezzi di seduzione, frasi ambigue e foto, per attirarne l’attenzione in modo evidente. E’ tornato il mito del dottor Kildere, il mitico protagonista di una fortunata serie televisiva degli anni 60, che nel Blair General Hospital, dove esercitava da principiante, associava le capacità professionali a quella di rubacuori. Il nuovo fenomeno di costume, pare aver assunto dimensioni preoccupanti in Inghilterra. Come riporta il Daily Telegraph nella versione on line, la Medical Defence Union (MDU), organizzazione che offre assistenza legale e assicurativa ai medici, denuncia, in un suo rapporto, che il numero di camici bianchi che riceve avance dal web è aumentato di un terzo negli ultimi cinque anni. Dai settantatre casi (periodo 2002-2006) si è passati alle 100 attuali richieste di aiuto legale da parte di medici oggetto di avance negli ultimi anni. I più colpiti, loro malgrado, gli uomini (3 casi su 4) e in particolare i medici di medicina generale (72 casi su 100), mentre gli specialisti ospedalieri prevalentemente psichiatri e ginecologi, solo ventotto su cento. E-mail, Facebook, Twitter sono i mezzi informatici per un bombardamento di messaggi. Le attenzioni, passando per le molestie, sconfinano nel vero stalking. Spesso, spasimanti deluse o rifiutate si vendicano rovesciando l’accusa di molestie a carico del medico. Non medici Don Giovanni, ma medici rubacuori loro malgrado, sino al preoccupante caso di un medico di famiglia che aveva iniziato a ricevere lettere, regali e richieste di amicizia su Facebook da una sua paziente invaghitasi di lui. A nulla è servito il comportamento, professionalmente corretto, di respingere le seducenti proposte e l’invito alla donna a cambiare medico. L’innamorata respinta si è vendicata e ha raccontato al nuovo dottore di aver avuto una relazione sessuale con il primo. Inchiesta e proscioglimento del medico ingiustamente denunciato, dopo ben sei mesi di indagini. In altri casi è stato richiesto l’intervento della polizia, sino all’ingiunzione, per proteggere i camici bianchi da stalking e molestie. Claire Macaulay di M.D.U. afferma che “la fiducia e la stima nei confronti del proprio medico, in qualche caso, possano trascendere in amore o desiderio sessuale” Non è certo un fatto nuovo, ma ora tutto è più semplice e rapido nell’era della rete. Gli strumenti digitali, permettono una comunicazione immediata e diretta, non hanno l’effetto riflessivo e ritardante della carta e della penna che il più delle volte hanno avuto il merito o la colpa secondo i punti di vista, di rallentare gli slanci erotici. Personalmente ritengo SMS sul cellulare o email più invasivi di un’elegante e profumata lettera d’amore. Nel quotidiano i medici riescono a stroncare sul nascere i tentativi di ‘flirt’. L’etica è alla base in un corretto rapporto medico paziente e il web, uno strumento indispensabile per l’aggiornamento professionale. Per finire, con un pizzico d’ironia, meglio non perdere mai la bussola, e da medico quale sono, non vorrei essere apostrofato con l’irriverente “doott…. ma va a chattà”.
Bari 3 novembre 2012