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Emergenza Covid 19. Medici e infermieri i più contagiati

Mascherine, tamponi. Nord in ginocchio   

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Lombardia in ginocchio, alto numero di contagiati e ammalati, basso quello dei guariti, ad oggi 15 medici deceduti. I valori, già superiori a quelli cinesi, sono i componenti della fotografia “Emergenza italiana Covid-19”. Non è foto statica ma “live” in continuo movimento.  È una lotta contro un nemico spietato e invisibile che è proteso nel suo specifico “work in progress” distruttivo.  L’impreparazione di fronte alla malattia sconosciuta, la carenza di medici e infermieri secondaria al numero chiuso agli accessi alla facoltà di medicina e alle scuole di specializzazione, la chiusura degli ospedali, il blocco delle assunzioni, la mortificazione rivolta alla Sanità militare che in questi anni ha visto chiudere ospedali e ridurre organici e mezzi, lo spreco associato a clientelismo truffaldino, sono gli elementi esplosivi che, nel laboratorio alchemico della politica, finanza, burocrazia e pseudo legalità, hanno generato la tempesta perfetta che mette a dura prova i Sistemi sanitari di tutta l’Europa. Mancano i Dispositivi di protezione individuale Dpi, mascherine chirurgiche e con dispositivi filtranti. Lo scarso approvvigionamento dei Dpi sta spingendo i sindacati a diffidare le aziende e minacciare azioni legali. A Bari l’Onorevole Francesco Paolo Sisto e il Dott. Franco Lavalle, segretario regionale dell’U.S.S.M.O (Universo Sanità Sindacato Medici Ospedalieri), hanno presentato esposti a tutte le Procure della Repubblica pugliesi per denunciare la carenza di Dpi. La prima linea degli operatori sanitari sta cedendo, vista l’alta percentuale dei contagi, 8,3% secondo la fondazione Gimbe.

Altra problematica sono i controlli con tamponi. Sensibilità e specificità sono a carico del tampone rino-faringeo, basato sull’identificazione dell’RNA virale. L’inconveniente è il tempo di attesa del responso, 6-8 ore. Non è da sottovalutare il test rapido, una goccia di sangue dal dito come per il controllo della glicemia, per ricercare le IgM e le IgG, anticorpi contro il Covid 19. Nel caso di positività controllo di sicurezza con tampone rino faringeo. Procedura attualmente corretta quella in corso in molte Aziende Sanitarie del Centro Sud di estendere il test con tampone agli “stretti contati” cioè al personale sanitario asintomatico che abbia avuto contatti diretti con pazienti affetti da Covid-19 e, dunque, più esposto al rischio. Questa raccomandazione, reclamata dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) e dai sindacati dei camici bianchi è arrivata dal Comitato tecnico scientifico (Cts), organo consultivo del ministero della Salute. Ma il nemico sta avanzando  in questi teatri operativi, i segnali sono nell’aria e mai come in questo caso impreparazione e disarmo non devono essere di casa. È il momento di passare al contrattacco prima dello sfondamento della linea difensiva. La parola d’ordine è prevenzione. Il contagio si arresta rimanendo a casa. Non è il momento di pensare  alle limitazioni delle libertà individuali. In questo frangente non resta che arroccarsi nel castello e prepararsi all’assedio. Rimanere a casa è vaccinazione di massa.  Il modello coreano, test e tamponi a tutta la popolazione, controllo elettronico degli spostamenti, ha dato buoni frutti: solo 84 decessi, nessuno dei quali ha visto coinvolti medici e infermieri. Le pochissime unità di biologia molecolare nei nostri ospedali non possono sopportare una simile mole di lavoro. Dobbiamo allestirne di nuove al più presto. Estendere i test, dagli stretti contatti a tutto il personale sanitario, agli ingressi per tutte le altre patologie è una misura che deve essere attuata; ciò limiterebbe il contagio nelle strutture ospedaliere. In caso di positività, questi pazienti potrebbero essere ricoverati in unità Covid dedicate. Tamponi anche alla dimissione per scongiurare  contagio sul territorio. Questo è fare prevenzione primaria. In previsione del peggio, devono essere aumentati i posti letto per cure intensive e sub intensive. Gli italiani si aspettano dagli amministratori investimenti seri e non briciole inefficaci.

Non è il momento della polemica, ma della solidarietà e dell’amore per il prossimo. Tuttavia le giuste riflessioni non devono essere sottaciute. Quelle teste saccenti che sino a ieri gridavano alla malasanità, con lo scandalismo gratuito della notizia o peggio con lo sciacallaggio di accedere al bancomat dell’errore medico, quei violenti e facinorosi che assalivano i Pronto soccorso, le corsie e gli ambulatori, forti di un legalismo stupido e inopportuno, oggi chiamano eroi medici e infermieri, li paragonano ai pompieri di New York dell’11 settembre, li incensano solo perché sanno bene che senza di loro sono destinati a morte sicura. Nelle preghiere del Papa hanno trovato posto tutti gli operatori della sanità italiana. I media finalmente parlano di buona medicina. I medici anche in pensione, al grido di appello, all’adunata, stanno rispondendo “Presente”. Non si tirano indietro e specialmente al Nord sono tutti in prima linea sotto il fuoco di un nemico invisibile e atroce. Non sono volontari di missioni suicide, non sono stupidi. Hanno messo fuori della porta i loro pensieri e lasciato gli affetti a casa, per lavorare con tenacia e ardore. A noi l’obbligo morale di non mandarli al fronte con armi inefficaci o con gli “stivali di cartone”.

https://www.corrierenazionale.net/2020/03/20/emergenza-covid-19-medici-e-infermieri-i-piu-contagiati/

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