Frequenza bassa e cuore più sano

La frequenza cardiaca elevata a riposo è correlata ad un maggior rischio di mortalità cardiovascolare (1-4). In base ai dati epidemiologici si stima che una riduzione della frequenza cardiaca del 10-12% corrisponda ad una riduzione del 20-40% della morbilità/mortalità cardiovascolare.
Questa correlazione appare lineare e continua, indipendente da altri fattori cardiovascolari, dalla presenza di co-morbilità e dall’età. Una frequenza cardiaca superiore a 80 battiti al minuto è stata associata ad un aumentato rischio di rottura di placca coronarica in un follow up angiografico in soggetti senza stenosi coronariche significative. Tuttavia, non è possibile stabilire un valore soglia per definire l’alto rischio: esclusi i casi di bradiaritmie patologiche, più bassa è la frequenza cardiaca, minore è il rischio cardiovascolare (5).
La frequenza cardiaca elevata sarebbe l’effetto di un ipertono simpatico, promuoverebbe l’aterosclerosi e nei soggetti cardiopatici un pericoloso aumento del consumo di ossigeno e del rischio di aritmie (6). La frequenza cardiaca è un parametro di semplice rilevazione che può dare dunque informazioni importanti sul rischio cardiovascolare e consentire adeguate modificazioni degli stili di vita e delle terapie in corso.

Ad esempio, per ridurre la frequenza cardiaca a riposo va incoraggiata una graduale attività fisica aerobica quotidiana, l’uso di tecniche di rilassamento in caso di stress e vanno sconsigliati l’abuso di caffe, il fumo di tabacco (nicotina) e l’uso di droghe. Gli obesi vanno informati che il calo ponderale riduce la frequenza cardiaca e quindi vanno motivati a seguire una dieta ipocalorica.
Negli ipertesi con frequenza cardiaca a riposo di 85-90 battiti al minuto potrebbero essere preferiti come anti-ipertensivi i farmaci betabloccanti ed i calcioantagonisti non diidropiridinici.
In particolare, l’uso dei beta-bloccanti si è dimostrato capace di ridurre la mortalità nei pazienti con scompenso cardiaco cronico (7), come pure nei pazienti con infarto miocardico acuto e ipertensione arteriosa.

In soggetti sottoposti a misurazione della pressione arteriosa dovrebbe essere misurata sempre anche la frequenza cardiaca per almeno 30 secondi, attraverso la palpazione del polso radiale dopo almeno 5 minuti di riposo in ambiente tranquillo.
L’intervallo di normalità della frequenza cardiaca è di 60-80 battiti/minuto, sebbene nei soggetti che praticano attività sportiva possa presentare valori inferiori a 50 battiti/minuto e nei soggetti sedentari valori superiori a 80 battiti al minuto.
Bisogna escludere anche condizioni in grado di aumentare la frequenza cardiaca come febbre, anemia, ipossiemia, ansia, ipertiroidismo ed uso o abuso di farmaci come beta2-agonisti, levotiroxina, nicotina. Sebbene il valore predittivo dell’alta frequenza cardiaca per il rischio cardiovascolare sia considerato in diversi studi di pari importanza rispetto a quello del fumo di tabacco o dell’ipercolesterolemia, la frequenza cardiaca non viene ancora considerata come parametro di valutazione nelle carte del rischio cardiovascolare globale. Le evidenze epidemiologiche dovrebbero invece indurre a considerare nella pratica clinica la sistematica rilevazione di questo parametro, soprattutto nei pazienti cardiopatici. La frequenza cardiaca è infatti riconosciuta un fattore prognostico indipendente nei pazienti con coronaropatia (8).

Bibliografia

1 Cook S: High heart rate: a cardiovascular risk factor? Eur Heart J 2006, 27: 2387-93.
2 Seccareccia F: Heart rate as predictor of mortality: the MATISS project. Am J Public Health 2001, 91: 1258-63.
3 Palatini P: Elevated heart rate: a major risk factor for cardiovascular disease. Clin Exp Hypertens 2004, 26: 637-44.
4 Palatini P: La frequenza cardiaca: un fattore di rischio cardiovascolare che non può essere ignorato. G. Ital. Cardiol 2006, 7/2: 119-28.
5 Bentos A: Influence of heart rate on mortality in a french population. Hypertension 1999, 33: 44-52.
6 Tendera M: Heart rate reduction to treatment of stable angina. Eur Heart J 2005, 7: H3-6.
7 Metra M: COMET trial. Eur Heart J 2005, 26: 2259-68.
8 Diaz A: Long term prognostic value of resting heart rate in patients with coronary artery disease. Eur Heart J 2005, 26: 967-74.

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