Negli anni 60 attività sportiva e sesso non avevano diritto di convivenza. Herrera, il famoso allenatore dell’Inter, costringeva i suoi giocatori a rigidi ritiri, mentre la mitica Olanda di Cruiff era ritenuta la nazionale dai costumi più libertini. In quegli anni si era convinti che l’attività sessuale, in prossimità di un evento sportivo, potesse arrecare danno al fisico dell’atleta e, di conseguenza, ridurre le prestazioni . Oggi si sa che un atto sessuale normale prevede un consumo di 200/300 calorie e non è più faticoso di qualche km di corsa o del salire due rampe di scale a piedi.
L’attività sessuale a livello psicologico fa bene a chi pratica sport agonistico. Il sesso nell’ambito di una relazione stabile rilassa, mentre un rapporto occasionale, per il coinvolgimento emotivo, può essere fonte di stress. Mai come in questo caso la fedeltà fa bene. Un rapporto sessuale consumato in una coppia stabile crea le condizioni per favorire il giusto riposo necessario prima dello svolgimento della gara. La sessualità è fonte di benessere psico fisico, mentre l’astinenza che può essere nociva perché provoca ansia e stress.
Il sesso è una sorta di “doping naturale” che non ha differenze di genere, uomo-donna. Analoghi sono i meccanismi endocrini: aumento del testosterone e delle endorfine. Il primo aumenta la grinta, le seconde sono responsabili del benessere psicologico e della concentrazione.
In conclusione il rapporto sessuale, se seguito dal giusto riposo, aiuta nelle competizioni e non indebolisce il fisico dell’atleta.
Bari 13 ottobre 2013