Ipertensione arteriosa ed esercizio fisico

Le malattie cardiovascolari rappresentano la causa di morbilità e mortalità statisticamente più significativa nei paesi occidentali.

L’epidemiologia ha dimostrato che si può ridurre l’incidenza e la prevalenza di tali patologie intervenendo sui fattori modificabili del rischio cardiovascolare. Migliorare lo stile di vita, adeguare l’alimentazione alle esigenze specifiche, considerare l’esercizio fisico una costante indispensabile, sono le caratteristiche fondamentali per il raggiungimento ed il mantenimento del benessere psichico e somatico. L’attività fisica riduce il colesterolo totale e le LDL, aumenta le HDL, migliora la sensibilità cellulare all’insulina, attiva la lipolisi inibendo la liposintesi, migliora il trasporto di ossigeno nella catena respiratoria mitocondriale, migliora la risposta vasomotoria e l’attivazione endoteliale, agisce sulla coagulazione attivando i processi fibrinolitici.

L’esercizio fisico determina adattamenti   a carico dell’apparato cardiovascolare con modificazioni dell’inotropismo cardiaco, dei volumi e dei diametri dei vasi di resistenza e di capacitanza.

L’apparato muscolare, il sistema nervoso vegetativo e quello endocrino intervengono nell’adattamento cardiovascolare. I recettori delle catecolamine, delle endorfine e dell’ossido nitrico sono attivati.

L’attività fisica determina un calo della pressione arteriosa, ma è necessario considerare i casi in cui lo sport costituisce un rischio per l’atleta iperteso. E’ necessaria una corretta valutazione medico-sportiva e cardiologica per evidenziare i soggetti a rischio ed per identificare i segnali d’ischemia.  La diagnostica cardiologica incruenta è, ai nostri giorni, indispensabile per la valutazione dei soggetti ipertesi che si avvicinano in maniera sempre più frequente alla pratica sportiva anche agonistica. Esistono criteri medico legali, vere linee guida, che permettono la valutazione e la formulazione di un giudizio d’idoneità alle discipline agonistiche. La speranza è che tali criteri siano adottati anche a coloro che si avvicinano allo sport non agonistico ed amatoriale. Il giudizio d’idoneità sportiva, negli atleti ipertesi, prevede una distinzione tra le attività di potenza e quelle prevalentemente aerobiche e tra queste ultime un’ulteriore suddivisione secondo il grado di impegno cardiovascolare. Per il sempre maggiore numero di praticanti sport sono esaminati anche atleti per i quali è necessario un trattamento farmacologico. Compito del medico  dello sport è consigliare molecole che non interferiscono nella fisiologia dello sforzo e nei controlli doping.

L’obiettivo dell’attività fisica sull’apparato cardiovascolare è ridurre i fattori di rischio, limitare l’incidenza e la severità delle lesioni coronariche, migliorare la tolleranza all’ischemia. L’esercizio fisico deve essere programmato caso per caso, per evitare che l’attività motoria possa essere in alcuni insufficiente e quindi inutile ed in altri dannosa. Intendere l’attività fisica come una terapia da somministrare con i principi della farmacologia è il ruolo che la medicina e la cardiologia dello sport devono e dovranno sempre di più svolgere nel futuro.

Il risultato finale è sempre un miglioramento della quantità e qualità di vita, un grosso impatto educativo e formativo sui giovani, un risparmio della spesa ospedaliera.

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