La medicina difensiva anche nella pratica clinica cardiologica

Il forte aumento del contenzioso medico-legale, registrato nell’ultimo decennio, induce sempre più frequentemente i Medici a un iper-prescrizione di accertamenti clinico – strumentali finalizzati alla propria difesa legale piuttosto che alla tutela della salute del paziente. Oltre il 2/3 degli specialisti ammette di ricorrere alla medicina difensiva per timore di denunce con conseguente inappropriatezza delle prescrizioni, con conseguenti implicazioni economiche, sociali ed etiche. Le branche specialistiche dove tale fenomeno è più evidente sono l’ortopedia e la ginecologia. In questo periodo i media hanno pubblicizzato eventi riguardanti specialità che sembravano essere lontane da tale problematica, come l’oncologia e la cardiologia per, la gravità stessa delle patologie. Dimissioni ospedaliere precoci per la cardiologia, dosaggi di chemioterapici per l’oncologia. I medici sono in attesa di specifiche norme che tutelino gli interessi, professionali ed etici. Importante è il rispetto delle linee guida delle società scientifiche e di protocolli interni di cui dovrebbero dotarsi le Aziende Ospedaliere.
Tuttavia le linee guida rappresentano binari rigidi che spesso poco si adattano al singolo caso. Ogni atto medico presenta, pur nella globalità, caratteristiche specifiche e problematicità che solo l’esperienza e la professionalità dell’operatore permettono di affrontare e risolvere. Necessaria una maggiore flessibilità decisionale per meglio garantire la personalizzazione del trattamento.
Scopo della pratica di atteggiamenti difensivi, da parte del medico nei confronti del paziente, è quello di evitare richieste di risarcimento per cause di sospetta negligenza. I comportamenti di tipo attivo e/o passivo volti in tal senso, hanno determinato, nell’ultimo decennio, una crescita forte dei costi assicurativi e della spesa sanitaria. Quest’ultima è aumentata oltre che per l’aumento delle prescrizioni di ricovero e di esami specialistici e strumentali anche per l’aumento delle prescrizioni a scopo “difensivo” di farmaci sempre più costosi, anche in ambito cardiologico. Nell’ultimo anno si è stimato che tale porzione di spesa sanitaria nazionale abbia così raggiunto i 13 miliardi di euro, rappresentando pertanto un argomento di particolare interesse in funzione della spending review necessaria al superamento dell’attuale crisi economica. In cardiologia la medicina difensiva occupa sempre maggiori spazi per i giudizi d’idoneità, lavoro, sport e permessi di guida. La continua richiesta di consulenze cardiologiche, associate a indagini diagnostiche sempre più complicate e costose, diventa routine per gli interventi chirurgici. Si allungano così i tempi di degenza e di esecuzione di un atto chirurgico che potrebbe essere fondamentale per la quantità e qualità di vita del paziente. Oltre l’applicazione di “linee guida” è necessario il rispetto dei principi deontologici che regolano il rapporto medico-paziente. Rinnovamento dei programmi di formazione psicologica, filosofica e storica del medico, maggiore e più efficace comunicazione medico paziente, meno burocrazia ma soprattutto umanizzazione delle cure e dei percorsi diagnostici, rappresenteranno le sfide per una nuova e moderna ridefinizione dell’atto medico.
Bari 24 Novembre 2012

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