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In Calabria in campo gli Angeli con le stellette. Il comandante è barese

Mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata 

Quanto è attuale la saggezza latina. Tito Livio nelle Storie, XX,7,1 scrive: Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur “mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata”. In questo mese, mentre si discuteva a Roma per la nomina di un Commissorio ad acta per la sanità, ormai al collasso, della Regione Calabria, la Sanità Militare italiana ha schierato a Cosenza le forze migliori con l’obiettivo di offrire una mano d’aiuto alla popolazione e a tutti gli operatori sanitari impegnati medici nel fronteggiare l’emergenza Covid. La regola d’ingaggio per questi Angeli con le stellette è alleggerire i reparti di cura e i Pronto Soccorso.

Nello spirito insito nel motto della Sanità militare “Fratribus ut vitam servares” in meno di 7 giorni il Tenente Generale Medico Nicola Sebastiani, barese classe 1955, In qualità di Ispettore generale della Sanità Militare, ha individuato la capacità, resa disponibile dall’Esercito e impiegata dal comando operativo di vertice interforze, di realizzare una struttura sanitaria campale nell’area adiacente alla stazione ferroviaria di Vaglio Lise, Cosenza. La direzione  dell’Ospedale è stata affidata al Colonnello medico Michele Tirico.

Raggiunto telefonicamente il Colonnello Tirico, classe 64, vero Angelo con le stellette, ha espresso l’orgoglio personale e di tutto il suo gruppo, un aggregato di professionisti provenienti da tutte le forze armate, formati in altri ospedali e tante missioni all’estero, per essere vicini e utili alla popolazione calabrese e, senza tanta retorica, alla patria. La Sanità Militare Italiana da una mano alla sanità pubblica in un momento che medici e infermieri, negli ospedali e sul territorio, sono stremati da molti mesi di lotta contro Covid 19, un nemico dalla grande capacità di fuoco, dalla rapidità e facilità di replicazione delle truppe, invisibili ai nostri occhi, che colpiscono alle spalle e non perdonano la minima distrazione. L’Ospedale da campo di Cosenza è stato già dispiegato a Crema nella prima emergenza Covid e dopo è stato impiegato nel portare soccorso alla popolazione libanese dopo l’esplosione di settembre nell’area portuale di Beirut.

«Rispetto agli impieghi nei teatri all’estero – precisa Michele Tirico – è che nel nostro ospedale potranno essere ospitati pazienti Covid e tutto il personale militare potrà lavorare integrato e in sinergia con il servizio sanitario civile, nell’interesse esclusivo dei cittadini calabresi. Questo potenzierà e migliorerà le capacità di reazione della struttura in un arricchimento reciproco formativo e operativo» .

L’Ospedale è composto da 18 tende riscaldate con annesse zone per il triage, laboratori e potrà ospitare 40 ammalati Covid di media gravità più altri 3 in terapia sub intensiva, allestita con letti dedicati, apparecchiature per l’ossigenazione e la ventilazione polmonare, complete di monitor per la registrazione poliparametrica dei segnali corporei, elettrocardiogramma, pressione arteriosa, attività respiratoria ossigenazione compresa.  Prevista anche un’area radiologica con apparecchiature per l’esecuzione a letto di radiografie. All’esterno un’area per registrare, eseguire e processare tamponi; un vero laboratorio biologico campale con tecnici, operatori e attrezzature messe a disposizione dal Dipartimento scientifico del  Policlinico Militare di Roma. Il laboratorio è pronto a processare 160 tamponi al giorno. Nell’Ospedale da campo saranno accolti pazienti di media gravità e si potrà alleggerire l’Azienda Ospedaliera di Cosenza “SS. Annunziata”.

«Ambienti accoglienti, riscaldati e ben attrezzati con tecnologie all’avanguardia – commenta Michele Tirico – non una tendopoli o un accampamento. Le donne e gli uomini della Sanità Militare Italiana, ufficiali, sottufficiali e operatori sanitari, sono  pronti a fronteggiare con dignità l’emergenza Covid offrendo cure efficaci e di qualità ».

Il Colonnello Tirico è barese, classe 64 ed è specialista in Anestesia e rianimazione. Si è anche specializzato in Cardiologia nell’Università di Bari e ha anche operato nell’Ospedale Militare Bonomo prima della sua chiusura.

A noi baresi rimane il rimpianto di vedere il mitico Ospedale Militare di Bari, costruito negli anni 30, dedicato a un grande medico e scienziato pugliese, il Generale Lorenzo Bonomo, nell’abbandono e nell’incuria più assoluta, area di continuo saccheggio e devastazione.  Una struttura architettonica  all’avanguardia, con alberi secolari e aree isolate per le malattie infettive con facilità di accesso per i collegamenti stradali. Ospedale tanto  apprezzato nel periodi bellico dagli alleati e dagli stessi nemici e che negli ultimi anni si era qualificato per le attività diagnostiche incruente e medico legali, integrando come consulenti specialisti locali ospedalieri e Universitari.

Ormai è forse tardi, ma per le future emergenze, prima di pensare a nuove costruzioni o mettere in crisi gli Ospedali locali, l’Ospedale Bonomo di Bari, opportunamente riconvertito,  sarebbe l’ideale per fronteggiare con efficacia ed efficienza le prossime calamità, ambientali, territoriali e sanitarie.

Chi scrive ben conosce la struttura dell’Ospedale Bonomo essendo stato ufficiale medico negli anni 70 e consulente sino alla sua chiusura nel 2008.

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40 articolo 2020

https://www.corrierenazionale.net/2020/11/27/ieri-angeli-oggi-demoni/

 

Renzi da rottamatore a picconatore

Abbiamo bisogno di un nuovo modello di sviluppo

Vera sorpresa la ministra Teresa Bellanova

Di Riccardo Guglielmi

Comincia a dare i suoi frutti il ruolo di picconatore del Sen. Renzi. I fondi europei da riservare alla Sanità sono stati raddoppiati. Alla bozza #NextgenerationItalia , il piano nazionale di Ricerca e Resilienza sulla scrivania del Ministro dell’Economia, il premier Giuseppe Conte ha previsto aumento di risorse, da 9 a 18 miliardi.  L’incremento da riservare per 8 miliardi alla medicina di “prossimità” e 1 miliardo per la digitalizzazione degli ospedali con maggiore attenzione per i Pronto soccorso, Dipartimenti di emergenza, urgenza, telemedicina e fascicolo sanitario elettronico. Nella medicina di prossimità rientra il territorio, lo sviluppo delle case della salute ribattezzate “case di comunità”, i letti di assistenza domiciliare, le cure intermedie per gli  ospedali a bassa intensità di cure, prevenzione e screening oncologici. Una inversione di tendenza rispetto ai pochi investimenti e ai troppi, spesso contestabili bonus, denunciati da Renzi e dalla dinamica ministra Bellanova, che nonostante le critiche di tanti benpensanti, dimostra sul campo di avere grinta, esperienza, progettualità, sensibilità e in sintesi più intelligenza dei tanti più titolati colleghi.

È necessaria una completa inversione di rotta. Dall’assistenzialismo alla  creazione di opportunità per incentivare il sistema impresa con  investimenti destinati alla crescita del Paese, valorizzazione del capitale umano e della creatività giovanile, in settori come territorio e agricoltura. Il prelievo forzato di risorse con proposte di ingegneria creativa di tasse, tributi e balzelli vari serve solo, come dicevano i nostri nonni a “dividere ricchezza e creare povertà”.  Chi ha creato ricchezza deve essere messo in condizioni, flat tax, minore costo del lavoro per la parte contributiva, di creare e far creare altra ricchezza. Se un’impresa chiude o delocalizza aumentano i licenziamenti e di conseguenza il debito per lo stato, cassa integrazione e spese sociali. Chi non lavora, oltre a perdere dignità, è escluso dalla movimentazione dell’economia e crea ulteriori danni al paese per la diminuzione dei consumi.  Il mercato immobiliare è fermo per imposte locali sugli immobili sempre più alte a fronte di un aumento esponenziale della morosità degli affitti. La grande ricchezza che gli italiani hanno saputo depositare nelle banche, lavorando onestamente, non deve far aumentare l’appetito per una maggiore fiscalità o per canalizzare l’acquisto di titoli spazzatura che favoriscono la speculazione a solo vantaggio di fondi internazionali e a tutto svantaggio dei piccoli risparmiatori,  ma deve essere finalizzata agli investimenti sul territorio  per favorire imprese e progetti di sviluppo. Gli incentivi nell’edilizia devono essere veri e non fittizi, non legati al basso reddito o alla sola prima casa. La ristrutturazione del nostro patrimonio immobiliare mette in moto un indotto di artigiani, commercianti, professionisti. Chi ha reddito basso a stento riesce a coprire le spese alimentari che nell’ultimo anno hanno visto un incremento del 40%. I nuovi poveri sono le partite IVA, precari, commercianti, ristoratori, artigiani e giovani professionisti, un esempio per tutti gli avvocati che, per le restrizioni all’accesso dei tribunali e le lungaggini burocratiche, hanno visto crollare il loro fatturato. I nostri amministratori devano avere per obiettivo il lavoro, reale e non virtuale. Globalizzazione, inserimento in un contesto europeo, libera circolazione di uomini e merci, devono  garantire un livello decoroso di base senza ostacolare le ascese di chi ha capacità, sa mettersi in gioco  e voglia di competizione. La contingenza Covid ha slatentizzato e reso più evidenti le cattive basi su cui si poggia l’attuale sistema paese. Non è apologia per un accesso sfrenato al liberalismo o al consumismo. Non si vuole demonizzare il ruolo degli amministratori pubblici a cui, al contrario, spetta il decisivo ruolo di indirizzo e legalità.

Allo Stato è riservato in esclusiva il controllo politico per uno sviluppo imprenditoriale legale ed ecosostenibile. Investimenti nella ricerca, sanità e pubblica istruzione per rimettere in azione gli ascensori sociali che negli anni passato hanno permesso i salti di qualità generazionali. Azzeramento della burocrazia e lotta seria alla corruzione per una Pubblica amministrazione efficiente ed efficace. La pace fiscale, per un futuro di fiscalità equa, non esponenziale nella sostanza e nei fatti, è la vera ricetta all’evasione. Un modello di sviluppo inserito in un contesto paritetico europeo, ecosostenibile, legale, solidale, che sappia incentivare chi ha voglia di crescere nel rispetto dell’etica e dei valori cristiani, è la migliore ricetta per uscire da questa crisi e ridurre le disuguaglianze che persistono nel nostro Paese.

Riccardo Guglielmi – Giornalista scientifico –

Redazione Corriere nazionale.net – Corriere Puglia e Lucania

 

Bari 10.01.2021

3 articolo 2021 https://www.corrierenazionale.net/2021/01/10/renzi-da-rottamatore-a-picconatore/

 

I medici non vogliono una nuova Caporetto

Ieri Angeli oggi Demoni

Siamo nel pieno della seconda ondata della pandemia di Covid 19 ed è bastato che la classe medica italiana denunciasse le tante criticità che ci stanno portando a vivere con maggiore affanno e tensione questi momenti, che gli Angeli diventassero Demoni.

Hanno cominciato infermieri e medici silenziosamente, in divisa da lavoro, distanziati e con mascherina, già a giugno a Milano a evidenziare la mancanza di una gestione efficace per arginare il contagio, il non aver saputo migliorare le condizioni di sicurezza per gli operatori e per le persone malate, il non aver voluto rispettare le promesse di un incentivo economico almeno per le figure professionali più deboli. Da quel giorno dagli applausi si è passato ai fischi, dai saluti ai calci sulle ambulanze. Gli Angeli sono diventati terroristi, agenti di una Spectre pronta a gettare nel panico la popolazione e creare le basi per un nuovo ordine mondiale dove diritti e progressi sociali dovevano essere sacrificati sull’altare di una dittatura sanitaria.   Amministratori, media, hanno dato voce a pseudo scienziati e fatto dilagare teorie contrapposte sino al permettere il proliferare di sciocchi negazionisti, mentre a tutt’oggi il 10% degli operatori sanitari è contagiato e 200 medici sono caduti nell’esercizio delle loro funzioni.

Alla sacrosanta indignazione per i commenti sui molti medici di medicina generale che non rispondono al telefono sempre occupato, alle ambulanze in coda, ai tanti malati lasciati soli con un’assistenza ridotta, non vi è alcun accenno che gli operatori della sanità impegnati nei teatri operativi denunciano che il sistema à al collasso e i provvedimenti non sembrano andare nella giusta direzione. Gli Italiani non cantano più dai balconi, negli ospedali non si legge più #AndràTuttoBene e chi si lamenta, non è altro che un mangiapane a tradimento con lo stipendio fisso.

Medici e infermieri non vogliono una nuova Caporetto e prima che sia troppo tardi è necessario preparare la difesa su queste 3 linee di programmazione. La prima è il recupero delle risorse umane. Gli operatori della  Sanità in Italia sono pochi. Non bastano gli appelli ai volontari e ai pensionati da inserire nei reparti Covid; un medico pensionato ha almeno 67 anni ed è già in categoria fragile. Dobbiamo arruolare e formare presto giovani per l’inserimento nei ruoli tecnici e nei tanti servizi, attingendo e motivando tante figure professionali che potrebbero dare una mano. Biologi, farmacisti, veterinari, tecnici, gli psicologi per la comunicazione e l’assistenza post ospedaliera, studenti universitari, cassintegrati e quanti sono senza un’occupazione o peggio percepiscono mancette ed elemosine che favoriscono precarietà, lavoro nero, illegalità. Tutti possono trovare una dignitosa sistemazione, in un momento che l’ammalato è solo, ai familiari è negato l’accesso e non c’è tempo e uomini per una corretta comunicazione. Occasione unica per implementare le USCA territoriali, le unità addette alla sorveglianza dei contagiati e dei paucisintomatici nel proprio domicilio. Solo così potrà essere decongestionato il lavoro dei medici di medicina generale che potranno così dedicarsi ai malati non Covid. È bene rilevare che tutte le altre patologie non sono in ferie. E quanto tutto sarà passato questo inserimento nel sistema deve diventare titolo valoriale per l’assunzione definitiva nei ruoli senza tanta burocrazia. Potremmo disporre di un “corpo di riservisti” da dispiegare nel futuro in analoghe situazioni o nelle campagne di vaccinazioni. La seconda linea è il recupero delle infrastrutture. Ospedali dismessi e non riconvertiti, un esempio per tutti l’Ospedale Militare di Bari, (struttura architettonica ideale per viabilità, facilità di accesso, creazione di percorsi e aree differenziate), ospedali accreditati che svolgono un servizio di pubblica utilità, servono in questo momento per creare nuovi posti letto con graduazioni di cure diverse, dall’osservazione alle terapie intensive. Dobbiamo costruire tante Strutture di prossimità cioè ambienti sociali dedicati a cure e diagnosi, moduli campali rapidamente componibili per un’utenza auto trasportata che rapidamente possa essere registrata, sottoposta ai tamponi e, dopo una breve attesa in aree dedicate, uscire se negativa, rientrare attraverso su altro percorso per il proseguimento diagnostico e, se necessario, terapeutico.  La terza linea è quella dell’intervento sulle metodiche di diagnosi e cura.  Gli amministratori e i tanti comitati tecnici, spesso in contraddizione tra loro, diano direttive univoche a cominciare dai test molecolari, antigenici e sierologici considerando che solo tracciando l’interra popolazione si possono circoscrivere le aree e non far progredire il contagio.  Sono necessarie linee guida per gli operatori e per tutta la popolazione con priorità per categorie a rischio e a maggiore fragilità. Sono urgenti protocolli per i trattamenti terapeutici differenziati per gravità di sintomi, dall’assistenza domiciliare, ospedaliera e post ospedaliera.  Ai trattamenti terapeutici devono associarsi protocolli diagnostici per evitare sprechi, ripetitività, affollamento.   È il momento che chi ha potere decisionale si rilegga l’articolo 120 comma 2 della nostra Costituzione che, pur nel rispetto delle autonomie regionali, permette allo Stato di creare una vera e unica cabina di regia formata da donne e uomini esperti nella gestione delle calamità naturali, dai terremoti, alle tante alluvioni e alle tante epidemie nel mondo. Una scelta che tenga conto del merito e non dell’appartenenza a movimenti, partiti e sindacati, forse attingendo a quella Sanità Militare Italiana che per umanità, efficienza e professionalità riceve consensi in tutte le aree d’impiego.  I medici e gli infermieri non sono terroristi o Cassandre.  Fanno solo, tra tante difficoltà la più nobile professione del mondo.  Gli applausi non sono necessari, ma il rispetto sì.

Alle donne e agli uomini che hanno potere decisionale l’invito a parlare meno, agire di più, programmare meglio.

A 83 anni salvato in urgenza dai medici di Mater Dei

Una protesi nell’interno dell’aorta senza tagliare l’addome 

Di Riccardo Guglielmi

Tutta l’informazione sanitaria è focalizzata dal mese di gennaio sull’emergenza Covid 19 e dimentica che i casi di buona medicina rappresentano da sempre la maggioranza degli interventi che gli operatori del pianeta sanità quotidianamente eseguono per garantire cure e assistenza di qualità a chi chiede aiuto negli ospedali e negli ambulatori. Un numero enorme di casi, volutamente, sfugge agli onori della cronica per mancanza di morbosità scandalistica o opportunità risarcitoria. Nascondere il buon esito, specialmente in sanità, significa abbassare il livello di gratitudine della comunità nei confronti  di quanti, a costo di sacrifici e con grandi difficoltà organizzative, onorano il giuramento di Ippocrate nell’interesse esclusivo della persona malata. Seguendo un’ottica  d’informazione corretta è opportuno segnalare quanto accaduto pochi giorni fa presso Mater Dei di Bari.

Sabato 17 un uomo di 83, D.G. è stato direttamente portato dai familiari al Pronto Soccorso di Mater Dei Hospital, unica struttura accreditata della Regione Puglia, fornita di tale presidio per l’accettazione di malati in emergenza-urgenza. In pochi minuti è stata fatta diagnosi di voluminoso aneurisma dell’aorta addominale di 9 cm, rotto, con emorragia retro peritoneale. Lo stato di shock faceva prevedere una prognosi infausta con possibilità di morte in pochi minuti. Bisognava intervenire subito per evitare a D.G. un destino infausto. Mater Dei non fa parte della rete vascolare del 118, ma di fronte all’urgenza sono scese in campo le forze migliori che hanno saputo agire senza perdita di tempo e senza tener conto delle tante regole burocratiche poco utili per l’ammalato.

Un’equipe formata da Donato Serena (in foto) e Vincenzo Marotta, chirurghi vascolari, Enzo Pestichella (in foto) cardiologo interventista, Lorenzo Franco anestesista, coadiuvata dagli infermieri dell’emodinamica e dai tecnici di radiologia, in pochi minuti hanno posto una protesi nell’interno dell’aorta addominale, endoprotesi, attraverso l’arteria femorale, salvando così la vita del paziente. Una tecnica ormai ben consolidata in Mater Dei, per il trattamento di routine in elezione dell’aneurisma dell’aorta; meno disagi e rischi ai malati senza necessità del tradizionale intervento chirurgico in narcosi. La novità sta proprio nell’urgenza e nella tempestività decisionale per questo trattamento.

È stato il “fil rouge” della competenza, che ha saputo unire la saggezza frutto di tanti anni di esperienza, con l’ardore giovanile. Onore a questi professionisti e a tutti i loro collaboratori che rappresentano, per la nostra Regione Puglia, un’eccellenza invidiabile. Il grande bagaglio di competenze ed esperienze acquisite sul campo in Italia e all’estero, ha permesso a una persona, già condannata per una patologia acuta, di “tornare in vita” ed essere restituita all’affetto dei suoi cari. Questo è un episodio che deve raggiungere i nostri pubblici amministratori. Nella nostra Regione non mancano le eccellenze in sanità e non sono necessari costosi viaggi della speranza per salvare vite umane.

Questa è la buona sanità di cui ci piace scrivere e diffondere.

Riccardo GuglielmiGiornalista scientifico – Redazione Corriere nazionale.net – Corriere Puglia e Lucania

Bari 22.10.2020

https://www.corrierepl.it/2020/10/22/ad-83-anni-salvato-in-urgenza-dai-medici-di-mater-dei/

Riccardo Guglielmi endoprotesi aortica

La medicina per la Medicina? Ricerca, merito e formazione

 

Riccardo Guglielmi Polis

La medicina per la Medicina? Ricerca, merito e formazione

Nella “Puglia che vorrei…” la sanità dovrà essere il termometro di civiltà. “Il sistema sanitario di domani dovrà articolarsi su tre concetti dominanti, qualità, efficienza ed efficacia. Non parole, ma una mission”: comincia così la narrazione di Riccardo Guglielmi, già direttore della clinica cardiologica del Policlinico.

“È necessario valorizzare i giovani – incalza il dottor Guglielmi – perché non possiamo più permetterci di formare persone e poi regalarle ad altre regioni o Stati. Io vedo al centro del mondo sanitario i medici, gli infermieri e gli psicologi, che saranno sempre più importanti per il futuro. Senza dimenticare lo studio delle malattie rare”. ………………………………………………………………………

 

Per la copia completa in PDF  clicca  –> La medicina per la Medicina_ Ricerca, merito e formazione _ inweek EPolis Bari