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L’infermiere di famiglia: dallo stomizzato ai tanti malati cronici

Come calibrare in maniera incisiva ed efficace le politiche regionali per una “Sanità da sogno”

Di Riccardo Guglielmi

Nel nostro opulento Occidente, nazioni o regioni che si vantano per l’emanazione d’iniziative, economiche e sociali nell’interesse dei cittadini, devono fornirsi di validi strumenti legislativi per rendere sanità, scuola, giustizia e ordine pubblico, efficienti, efficaci e di qualità; unico fine soddisfare le richieste di quanti chiedono un serio e giustificato aiuto.   La Sanità deve diventare il termometro della civiltà di un popolo, prima, però, è necessario ristabilire il patto fiduciario tra amministratori, operatori e comunità. Queste 3 categorie devono marciare insieme, integrarsi nelle problematiche, eliminando elementi di ostilità e diffidenza reciproca, nell’interesse esclusivo dell’utente.

Abbiamo ormai certezza che medici e infermieri, a costo di sacrifici personali, nonostante incerte direttive politiche, danno il meglio di se stessi e garantisco assistenza e cure di eccellenza con punte di umanizzazione in molte strutture. La vera mancanza e non per loro colpa,è la tanto sbandierata, ma mai attuata sul campo, Continuità Ospedale Territorio.  Coronavirus ha creato una pandemia da cui, più o meno presto saremo fuori, ma la vera epidemia del prossimo futuro è la cronicità e i postumi di patologie gravi che, se pur risolte nella fase acuta, determinano conseguenze e disagi per malati e familiari.  Tra queste merita attenzione e speranza di risoluzione l’assistenza domiciliare alle persone stomizzate, una situazione che nonostante l’assenza di censimenti ufficiali interessa oltre 75mila persone in Italia e oltre 2000 in Puglia. La stomia è il risultato di un intervento con il quale si crea un’apertura sulla parete addominale per mettere in comunicazione un viscere (apparato intestinale o urinario) con l’esterno. Essere stomizzati significa essere incontinenti 24 ore su 24 e vivere con sacche adesive per la raccolta delle feci e urine. Il bravo chirurgo estirpa il tumore, purtroppo, superata la fase ospedaliera post operatoria, condiziona la persona a convivere con una stomia. Sembra cosa semplice a dire, non a vivere, poiché notevoli e pesanti sono i disagi socio-sanitari da dover affrontare (igienici, fisici, sessuali e per la mobilità). Alla ripresa dell’attività lavorativa spesso cambio delle mansioni per i lavoratori più tutelati e fortunati, per molti la lettera di licenziamento.

Meritevole è l’associazione del volontariato AISTOM, ma quello che manca è una vera assistenza domiciliare continua e specifica per gli stomizzati. Gli operatori dell’ADI, assistenza domiciliare infermieristica, non hanno  competenze ed esperienze specifiche e numericamente non possono soddisfare le esigenze per un’assistenza sanitaria completa.

Ogni problematica esige una soluzione pratica e operativa. Nel caso degli stomizzati è necessario che i nostri amministratori creino ad hoc una nuova figura professionale, un infermiere formato anche per riabilitazione psicologica e assistenza protesica. Da formato a formatore di familiari, caregiver (badante) per la pratica dell’irrigazione e dell’igiene della stomia. Un infermiere che diventi un valido supporto per il medico di medicina generale per piccole medicazioni, rilascio di certificazioni mediche, garanzia di controlli programmati; utili competenze per l’avvio a consulenza legislativa. Un amministratore pubblico non può risolvere un problema di nicchia; deve saper sentire i bisogni, fare sintesi ed emanare gli strumenti legislativi per la risoluzione di problematiche complesse e di ampia diffusione. Se l’ammalato stomizzato rappresenta una problematica di nicchia, la cronicità è un problema economico, sociale di grande diffusione per l’allungamento della quantità di vita in e non per la qualità. Sono numeri in espansione, tanto da far considerare la cronicità, l’oggettiva epidemia dei paesi industrializzati. È una problematica che merita l’attenzione dei nostri amministratori pubblici.  Una soluzione può essere l’istituzione dell’Infermiere di famiglia una nuova figura professionale che supporti il medico di famiglia evitando l’afflusso e l’intasamento dei Pronto Soccorso. Esiste già la figura dell’infermiere specializzato, lo Stomaterapista, ma è necessario il suo impegno sul territorio con maggiori competenze per la realizzazione della Continuità Ospedale Territorio. Serve un operatore ben formato, capace di risolvere tante problematiche come quelle degli stomizzati o di quanti, in questa contingenza, sono in isolamento precauzione e stretto controllo per positività al Covid 19. Sarebbero di grande aiuto nella programmazione delle vaccinazioni, delle terapie infusionali e dei prelievi ematici da inviare agli ambulatori territoriali, controlli per terapie con anticoagulanti, diuretici o farmaci oncologici.   L’infermiere di famiglia potrebbe coadiuvare con le farmacie per garantire l’assistenza farmaceutica domiciliare per chi non ha un valido supporto familiare.  In Italia mancano numeri e registri certificati per tante patologie, quelle croniche in particolare; anche in questo caso, sarebbe prezioso l’aiuto al medico di medicina generale. Nell’analisi economica le prestazioni offerte dall’infermiere di famiglia dovrebbero essere gratuite per i meno abbienti, calmierate e favorite ragionevolmente con le compagnie assicurative, sperimentando, nella fase iniziale, la gestione in forma cooperativa certificata dal Sistema sanitario regionale.

La qualità e l’efficacia dell’assistenza sanitaria passa attraverso il potenziamento dei Sistemi sanitari regionali investendo in risorse umane, tecnologie, digitalizzazione e telemedicina, formazione e ricerca.  In Puglia Università e Scuole di Medicina laureano e abilitano medici, infermieri, tecnici che, non trovando opportunità lavorative, sono costretti a emigrare in altre regioni se non in altre nazioni dove sono apprezzati, remunerati adeguatamente e con carriere garantite dal merito. L’infermiere di famiglia diventa un valido tassello per la “Sanità da sogno” e servirebbe tanto quella tanto auspicata Continuità Ospedale Territorio.

 

F.to Riccardo Guglielmi – Giornalista scientifico – Ordine nazionale giornalisti n°163790

Redazione Corriere nazionale.net – Corriere Puglia e Lucania

Bari 17.10.2020

infermiere di famiglia

 

Riccardo Guglielmi – Giornalista scientifico – Ordine nazionale giornalisti n°163790

Redazione Corriere nazionale.net – Corriere Puglia e Lucania

Guardia sempre alta a Mater Dei Hospital

La situazione è sotto controllo

 Di Riccardo Guglielmi  Giornalista scientifico – Redazione Corriere Nazionale  e Corriere Puglia e Lucania

Bari 8 ottobre – È recente notizia di cronaca che a Mater Dei Hospital ci siano focolai di coronavirus con medici e infermieri ammalati e che le attività sanitarie siano state sospese. Nello spirito di una informazione seria ed equilibrata abbiamo posto al Direttore Sanitario, dott. Stefano Porziotta, 3 precise domande per fornire ai nostri lettori l’oggettiva testimonianza della situazione.

 Stefano Porziotta

La situazione è preoccupante

Il termine di preoccupazione ci stimola a tenere alta la guardia, senza creare allarmismi ingiustificati. La situazione è sotto controllo. Si tratta di persone asintomatiche, comunque seguite, monitorate e in isolamento.

Direttore può fare chiarezza sui numeri

L’Unità direttamente interessata è quella della Riabilitazione che comprende la sezione Neuro motoria e quella Cardiologica. I pazienti positivi al coronavirus sono 13, negativi gli altri 26 ricoverati (16 afferenti alla Neuro motoria, 10 alla Cardiologica).  Nessun positivo tra i ricoverati per la riabilitazione  cardiologica.

Ci sono casi di positività nel personale sanitario

Si, sono 17 gli operatori sanitari positivi, per fortuna asintomatici e subito collocati in isolamento fiduciario

 

L’analisi della dinamica del contagio è da considerarsi accidentale, a dimostrazione della capacità di diffusione e rapidità contagiante del virus. Non ci sono medici positivi. La positività non va confusa con la malattia. La cabina di regia dimostra sul campo di essere efficiente così come la catena di comando che vede in prima linea impegnati il direttore sanitario e tutto il suo staff. Subito bonificati, da ditte esterne certificate, gli spazi comuni. Questo per la sicurezza dei ricoverati e di tutto il personale. In definitiva nessun caos tra il personale, ormai esperto grazie alle misure già adottate da marzo dall’Azienda e perseguite,  percorso formativo addestrativo obbligatorio per tutti i dipendenti di ogni ordine e grado, continua implementazione e intensificazione delle norme di igiene, regolamentazione dei percorsi interni e uso dei dispositivi di sicurezza individuali. Obbligo per tutti, anche nei servizi amministrativi, di mascherine chirurgiche e filtranti, FFP1 FFP2  in aree come Pronto Soccorso e terapie intensive. È in corso una comunicazione corretta, giustamente gerarchica, tra la Direzione sanitaria i Capi reparto e servizi. Sono sempre attivi i 2 check point per il controllo della temperatura; emanate ulteriori restrizioni per l’ingresso in ospedale nella linea delle direttive nazionali e regionali.

L’ospedale non è fermo. I reparti sono operativi e in piena sicurezza e tutte le attività sono garantite alla cittadinanza. Sale operatorie, laboratori, servizi e diagnostiche sono aperte anche agli esterni. Pronto soccorso, Cardiochirurgia, Unità coronarica con l’annessa sala di emodinamica, Rianimazione, Chirurgia generale e specialistica, Ginecologia, Medicina e tutti  le altre unità operative, continuano ininterrottamente a fornire cure efficaci ed assistenza di qualità. La situazione generale in tutta la Mater Dei non deve creare preoccupazioni e paure.

L’invito alla cittadinanza è quello di non aver paura. Medici e infermieri invitano tutti a non abbassare la guardia e porre una maggiore attenzione nel rispetto di semplici regole, mascherina, isolamento sociale, lavaggio delle mani con frequenza e con detergenti idonei.

 

Riccardo Guglielmi Giornalista scientifico – Redazione Corriere Nazionale  e Corriere puglia e Lucania

8 ottobre 2020

37 articolo

 

https://www.corrierepl.it/2020/10/08/guardia-sempre-alta-a-mater-dei-hospital/

https://www.corrierenazionale.net/2020/10/08/guardia-sempre-alta-a-mater-dei-hospital/

 

Nobel 2020 per la medicina a 3 ricercatori

Hanno scoperto il virus dell’epatite C   

Nobel Medicina 2020

  • Foto Web

L’Assemblea del Nobel al Karolinska Institutet di Solna (Svezia), ha oggi assegnato il primo degli ambiti riconoscimenti di questa settimana, il premio Nobel per medicina e fisiologia 2020, a Harvey J. Alter, Michael Houghton e Charles M. Rice, per la scoperta sul virus dell’epatite C. Una ricerca di oltre 20 anni e il primo dei 3 ricercatori ha oltre 80 anni.

Con questa scoperta  i tre vincitori hanno dato un contributo straordinario alla lotta contro l’epidemia di questa grave malattia cronica, che causa cirrosi e tumore al fegato ed è responsabile, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), di circa 71milioni di casi nel mondo e circa 400mila vittime l’anno. Grazie alla loro scoperta oggi sono disponibili esami del sangue molto sensibili al virus, che hanno essenzialmente eliminato l’epatite post-trasfusione in molte parti del mondo, migliorando notevolmente la salute globale.

La  loro scoperta ha dato il via al rapidissimo sviluppo di farmaci antivirali diretti contro l’epatite C, che hanno salvato milioni di vite. La speranza è vedere nel futuro eliminato il virus dalla popolazione mondiale.

I farmaci antivirali per la cura dell’Epatite C in Italia sono a totale carico del Servizio sanitario nazionale.

Bari 05.10.2020

36 articolo 2020 https://www.corrierenazionale.net/2020/10/05/nobel-2020-per-la-medicina-a-3-ricercatori-hanno-scoperto-il-virus-dellepatite-c/

PIN’8 a Napoli

Una sosta piacevole con musica e arte anche in era Covid

Pin 8 a napoli

Di Riccardo Guglielmi

Basta passeggiare nel centro antico di Napoli per lasciarsi affascinare da gradite sorprese.Non è raro incontrare amici e fermarsi casualmente in un piccolo locale, un bar, presso Santa Chiara, forse attirati dall’insegna accattivante, una chitarra con una scritta sul manico PIN’8. L’arte è nell’aria. L’arredo, le foto, il pianoforte preparano il corpo e la mente a un qualcosa che deve andare oltre la semplice degustazione.

Seduto a un tavolino, a sorseggiare un profumato caffè, riconosciamo Sasà Trapanese, stimato attore e conduttore di spettacoli in teatro e in TV che diffondono la cultura della musica e della poesia napoletana. Un saluto, uno scambio di battute e scatta la presentazione al proprietario del locale. È il maestro Giuseppe Schirone, direttore d’orchestra classe 60, Presidente dell’Associazione musicale internazionale Enrico Caruso, che sotto le mentite spoglie di barista, prepara delle dissetanti bibite con i limoni di Sorrento. Il maestro è di origini pugliesi, precisamente di Maruggio località del tarantino, nota per belle spiagge di Campomarino.

«La mission del locale,che ho voluto dedicare al grande Pino Daniele – afferma il maestro Schirone che vanta intensa attività concertistica in Russia e Spagna – è mantenere viva e divulgare la cultura della musica napoletana ai tanti turisti, italiani e stranieri, che affollano i vicoli del centro antico».

Non cade nel vuoto l’invito ai due artisti di una esibizione fuori programma. Il maestro Schirone si siede al pianoforte e Sasà Trapanese da attore diventa cantante. Le note di Napule è, di Reginella, di Torna a Surriento si diffondono in via Santa Chiara, attirando turisti di tutte le età che, mantenendo le distanze e con mascherina, accompagnano le immortali melodie di una città, di un popolo che ha musica e tradizione artistica nel sangue. Un nemico invisibile e crudele come Covid 19 non riuscirà mai a toglie allegria e sorriso alla bella Napoli. Queste sono le vacanze di cui ci piace scrivere e raccontare.

Bari 3 settembre 2020

35 articolo https://www.corrierenazionale.net/2020/09/03/pin8-a-napoli/

Aggressioni a medici e infermieri: ora basta

Procedibilità d’ufficio. Multa da 5mila euro e 16 anni di carcere

aggressioni a medici infermieri

Pronto Soccorso, corsie, ambulatori sono diventati  teatri  dove si recita in tutte le ore del giorno il tragico spettacolo dell’aggressione fisica e verbale nei confronti di medici e infermieri. È facile scaricare rabbia su  chi lavora tra mille difficoltà; la pseudocultura del buonismo e le lungaggini giudiziarie hanno permesso la non punibilità di atti che meriterebbero pene certe ed esemplari. La speranza è che la partitura della musica venga presto cambiata dagli organi competenti.

Il Senato ha approvato all’unanimità il provvedimento per la tutela della sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitari. Queste le principali novità:

  1. istituzione di un Osservatorio nazionale;
  2. procedibilità d’ufficio;
  3. previste sanzioni fino a 5.000 euro e pene fino a 16 anni.

Il testo era stato approvato dal Senato il 25 settembre dello scorso anno ed il 21 maggio alla Camera. Sono anche previsti protocolli operativi con le forze di polizia per garantire interventi tempestivi. È stato anche istituito un ‘osservatorio nazionale’ sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie presso il Ministero della Salute.Gli ordini dei medici e degli infermieri della nostra provincia hanno espresso soddisfazione per l’approvazione del Disegno di Legge, dedicandolo a Paola Labriola (uccisa da un paziente nel 2013) e a tutte le colleghe e i colleghi vittime di violenza.Secondo i medici “è ora importante portare a compimento una rivoluzione culturale per garantire la sicurezza dei professionisti sanitari ed il diritto come lavoratori non come una concessione”. Il nemico è la malattia non il medico che va considerato come l’alleato del cittadino per la sua salute e non una persona su cui sfogare la frustrazione per le lacune e le inefficienze dei sistemi sanitari.

34 articolo 2020 https://www.corrierenazionale.net/2020/08/11/aggressioni-a-medici-e-infermieri-ora-basta/