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Comunicazione costruttiva e aperta

Papa

Rifiutare i pregiudizi e concedere il ruolo del protagonista al bene non al male

Comunicare significa illuminare il buono che c’è in questo mondo, in ogni storia e in ogni persona. E’ il messaggio di Papa Francesco ai giornalisti

Il 24 gennaio, durante le celebrazioni di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, Papa Francesco ha auspicato una comunicazione costruttiva, che rifiuti i pregiudizi verso l’altro, senza concedere al male il ruolo di protagonista.

«L’informazione deve guardare la realtà con consapevole fiducia e favorire la cultura dell’incontro. La notizia deve essere un pane buono e fragrante. C’è necessità di spezzare il circolo vizioso dell’angoscia e arginare la spirale della paura, frutto dell’abitudine a fissare l’attenzione sulle cattive notizie, guerre, terrorismo, scandali e ogni tipo di fallimento nelle vicende umane».

Il messaggio del Papa è chiaro: non disinformazione ma informazione equilibrata senza trionfalismi o pessimismi.  Il dramma della sofferenza va evidenziato senza scadere in un ottimismo ingenuo. L’invito è a cercare «di oltrepassare quel sentimento di malumore e di rassegnazione che spesso ci afferra, gettandoci nell’apatia, ingenerando paure o l’impressione che al male non si possa porre limite». In un sistema comunicativo dove «vale la logica che una buona notizia non fa presa e dunque non è una notizia, e dove il dramma del dolore e il mistero del male sono facilmente spettacolarizzati, si può essere tentati di anestetizzare – osserva Francesco – la coscienza o di scivolare nella disperazione».  Il Papa vuole promuovere uno stile comunicativo aperto e creativo, che metta in luce le possibili soluzioni, ispirando a un approccio propositivo e responsabile nelle persone cui si comunica la notizia.

«La vita dell’uomo – spiega Francesco – non è solo una cronaca asettica di avvenimenti, ma è storia, una storia che attende di essere raccontata attraverso la scelta di una chiave interpretativa in grado di selezionare e raccogliere i dati più importanti».La realtà non ha un significato univoco, perché tutto dipende dallo sguardo con cui è colta, dagli “occhiali” con cui scegliamo di guardarla. Per i cristiani l’occhiale adeguato per decifrare la realtà non può che essere quello della buona notizia. Il Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio ne è l’esempio: il Padre, attraverso il  Figlio si rende solidale in ogni situazione umana.  In questa luce «ogni nuovo dramma che accade nella storia del mondo diventa anche scenario di una possibile buona notizia, dal momento che l’amore riesce sempre a trovare la strada della prossimità e a suscitare cuori capaci di commuoversi, volti capaci di non abbattersi, mani pronte a costruire».

L’invito a chi comunica è quello di «scorgere e illuminare la buona notizia presente nella realtà di ogni storia e nel volto di ogni persona». « La speranza – conclude Francesco – è la più umile delle virtù, perché rimane nascosta nelle pieghe della vita, ma è simile al lievito che fa fermentare tutta la pasta. Noi la alimentiamo leggendo sempre la Buona Notizia, quel Vangelo che è stato “ristampato” in tantissime edizioni nelle vite dei santi, uomini e donne diventati icone dell’amore di Dio». Il vero protagonista è il bene sotto forma di amore cristiano, mai il male frutto del diavolo.

Riccardo Guglielmi, pubblicista scientifico de Il Corriere Nazionale

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Bari 25 gennaio 2017

Rubrica NOI E LA SALUTE

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