Un nuovo fattore di rischio coronarico: l’insoddisfazione sessuale nelle donne

Essere sessualmente insoddisfatte determina un aumento delle malattie cardiovascolari nelle donne. E’ quanto è emerso a Lecce, il 16 novembre, durante il X Congresso Nazionale della Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità. Mentre è facile definire la disfunzione erettile nell’uomo, ormai accettata come spia di un processo aterosclerotico vascolare, le alterazioni del comportamento sessuale femminile passano per una serie di “domini”, il cui insieme coinvolge un sistema complesso. Desiderio, eccitazione orgasmo e dolore sono gli ingredienti che nella donna generano la soddisfazione o l’insoddisfazione sessuale. Fattori fisici, ormonali, psicologici si mescolano per creare quell’armonia sessuale tanto importante sia prima, sia dopo la menopausa. L’insoddisfazione sessuale femminile espone a un maggiore rischio di sviluppare patologie cardiovascolari. Il disagio psicologico crea ansia e depressione. Aumenta la produzione dei mediatori chimici, adrenalina e noradrenalina, con comparsa di tachicardia e ipertensione arteriosa. La diminuita produzione di endorfine determina minore sensazione di benessere. L’insoddisfazione sessuale attiva meccanismi di compenso, per esempio maggiore assunzione di cibo, svogliatezza, pigrizia, con conseguente minore attività fisica. Questi adattamenti rappresentano sicuri corridoi di lancio per diabete, obesità, ipercolesterolemia.
Uno strumento utile per analizzare i domini del piacere e il loro grado di soddisfazione nella donna è offerto da un questionario scientifico con diciannove domande che i medici del territorio potrebbero proporre alle loro pazienti. L’analisi di questi dati, vera ricerca epidemiologica e osservazionale, potrebbe fornire le evidenze scientifiche idonee a validare questo nuovo fattore di rischio cardiovascolare; un altro tassello da associare alle carte del rischio coronarico. La correzione di questa nuova variabile nella donna non avrebbe bisogno d’interventi farmacologici e quindi non porterebbe aggravi al capitolo della spesa farmaceutica a carico del Servizio Sanitario Nazionale, ma al contrario, determinerebbe un efficace risparmio, grazie all’effetto di prevenzione di patologie ad alto impatto economico sulla collettività. E’ proprio il caso di affermare che il benessere sessuale allunga la vita.
Bari 20 novembre 2012

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